Oggi si riunisce per la prima volta la rinnovata assemblea nazionale del Partito Democratico. Anche la provincia di Varese esprime 13 componenti ai quali vanno i migliori auguri di buon lavoro da parte di tutta la comunità democratica della provincia di Varese.
Il Partito Democratico ha vissuto, indubbiamente, delle forti fibrillazioni negli ultimi mesi, che hanno poi trovato una loro composizione nel Congresso Nazionale nel corso del quale, salvo qualche sbavatura, ogni candidato si è focalizzato sulle proprie tesi concernenti il partito e il progetto di governo del Paese. Mi preme sottolineare come, in particolare in provincia di Varese, il legittimo spirito di competizione tra le mozioni non abbia mai fatto in modo che si perdesse l’importanza di riconoscersi come un unico gruppo l’indomani delle primarie.
Il risultato delle recenti primarie del Partito Democratico è sicuramente positivo: il Partito Democratico rimane l’unico partito in grado di mobilitare con l’unica forma di coinvolgimento reale delle persone – le primarie – quasi due milioni di persone nella scelta della leadership del proprio partito. Sicuramente c’è un tema di riflessione rispetto all’affluenza che non si può eludere sicuramente, in particolare con riferimento ad alcune Regioni d’Italia.
E sono certo che verranno fatti certamente tutti gli sforzi possibili per includere chi ha deciso questa volta di non partecipare. Un altro risultato chiaro emerso dalle consultazioni interne è la netta affermazione di Matteo Renzi. Il consenso, largamente maggioritario, ottenuto dal Segretario uscente, dimostra con chiarezza che il popolo democratico aderisce convintamente al progetto progressista, riformista e innovatore di un centrosinistra moderno che si pone come forza di governo non ideologica. Peraltro la percentuale di voti ottenuta da Renzi nel corso delle convenzioni – le consultazioni rivolte solamente agli iscritti al Partito – è sostanzialmente in linea con l’esito delle primarie aperte e ciò denota una leadership con forte legittimazione della sua base.
Certo è che, dopo la bocciatura del referendum costituzionale, il quadro politico-istituzionale si è inevitabilmente aggrovigliato: dopo la sentenza della Corte Costituzionale il Parlamento sembra accusare una certa fatica nel trovare una mediazione su una legge elettorale che concili le esigenze di stabilità e rappresentatività, ma che soprattutto non ci faccia ripiombare nel magma indistinto delle coalizioni dove si ritrova tutto e il contrario di tutto, precondizione per dilazionare scelte che per l’Italia non sono più differibili. In questo quadro il Partito Democratico ha l’onere anche del sostegno al Governo, con un’azione che a mio giudizio dovrà essere di supporto sulla via del completamento di alcune riforme organiche, nella consapevolezza che in un lasso di tempo così breve non potranno essere completate tutte.
Tutto questo potrà avvenire se il Partito Democratico saprà dimostrarsi all’altezza delle sfide che lo attendono. In che modo? Interpretando appieno il fondamentale ruolo di partito di rappresentanza di interessi trasversali, fortemente mutato nella sua base di riferimento, ma principale baluardo contro ogni forma di populismo e sovranismo, forza politica che ha il coraggio di porsi contro la banalizzazione di questioni complesse, per un progetto che non sia contro qualcuno o qualcosa ma per un’idea, un’idea di futuro.