PORTO VALTRAVAGLIA «Ancora non sappiamo se quei beni sequestrati alle cosche resteranno in possesso della comunità di Porto Valtravaglia. Non ci sono comunicazioni ufficiali a riguardo al momento, né sappiamo quando questo eventualmente potrà avvenire».
A parlare è il primo cittadino del Comune affacciato sul Verbano, Luciano Faverio. Dopo la notizia del sequestro dei beni, propedeutico alla confisca, emesso dal Tribunale di Varese su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano nei confronti di Giulio Baracchi,
il “commercialista” della cosca mafiosa, con base tra Legnano e Lonate Pozzolo, guidata dal boss della ‘ndrangheta Vincenzo Rispoli.
Proprio all’uomo che teneva i conti della ‘ndrina, infatti, sono stati sequestrati due fabbricati con relativo arredamento, due terreni, una abitazione in villini e un box. Tutti a Porto Valtravaglia.
A questi immobili si aggiungono le quote di una società operante nel settore della gestione del personale e vari titoli bancari (uno dei quali, in particolare, attivo presso un istituto di credito ticinese, con un saldo attivo di 1.300.000 euro) per complessivi, secondo una stima preliminare, circa tre milioni di euro. Da qui la possibilità concreta, soprattutto per gli immobili, in quanto frutto di illeciti commessi con il vincolo dell’associazione a delinquere di stampo mafioso, possano essere definitivamente confiscati. E così, una volta ultimate le procedure burocratiche, saranno messi a disposizione della collettività.
«Cercheremo di informarci quanto prima – sottolinea il sindaco – perché qualche spazio, specialmente se sarà confermata la presenza di immobili abitabili, potrebbe risultare decisamente importante per i nostri servizi sociali». Magari come alloggio momentaneo per persone in difficoltà, almeno secondo le ipotesi pensate dall’amministrazione comunale nel caso quegli immobili diventino patrimonio della collettività. «Problemi che anche da queste parti, complice la crisi – evidenzia Faverio – ci troviamo a dover affrontare. Con i casi in aumento e su cui fatichiamo ad intervenire». Case per persone in difficoltà economica o sociale. Questo insomma potrebbe essere il destino degli immobili che gli inquirenti considerano provento di attività mafiose. «Tutto – conclude però il sindaco di Porto Valtravaglia – dipenderà da come si evolverà la vicenda. E nel caso potessimo diventare beneficiari di questi beni saremo ben lieti di poterli impegnare per la collettività».
Alessio Pagani
j.bianchi
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