«Come si fa a non voler bene a Sannino, Arrivò al primo allenamento a Carnago raccogliendo una squadra sul fondo della classifica, e disse ai giocatori: “Sono qua per vincere il campionato”. Potevano prenderlo per matto, o seguirlo e vincere il campionato. Sapete bene come è andata. È arrivato a Varese con la fame di fare bene, ripartendo da zero. Ha trovato le persone e l’ambiente giusto, tutti remavano nella stessa direzione, ha riportato entusiasmo e gente allo stadio. Grazie anche ai risultati, perché quando la barca va, tutti vanno allo stadio».
«Fino all’alba a parlare della vita»
Bof e Sannino si sono conosciuti quasi per caso, grazie ad una delle sue struggenti serate al Vela: «Durante la solita serata del Vela, mi dissero da dietro le quinte che lui era in platea. Non lo conoscevo, e non lo chiamai sul palco. Mi telefonò la mattina dopo, alle 8,30, quasi ringraziandomi perché non voleva farsi notare, ma era rimasto molto colpito e gli sarebbe piaciuto restare in contatto. Lo fece, perché ci trovammo spesso a cena, una volta venne ad una cena sociale che coincideva anche con il mio 25esimo anniversario di matrimonio. Poi una sera, io e lui, fino a notte fonda a parlare della sua storia. Ed io gliela scrissi tutta, lui la portò a Coverciano assieme alla tesi per ottenere il patentino da allenatore».
«Qui e solo qui il suo posto ideale»
Una volta Roberto riuscì a portare tutti gli allenatori storici sul palco: «Sannino allenava il Palermo, e venne su a Varese per quella serata, Mangia era in Under 21 e Maran sulla panchina del Varese. Tutti su quel palco. Tre persone vere, ambiziose e di carattere. Beppe Sannino ha amato il Varese ed è andato via soltanto quando ha capito che non poteva arrivare in Serie A con noi. E mi spiace che la gente non glielo abbia perdonato. Questo era ed è il posto ideale per lui, è un napoletano e sa farsi voler bene da tutti, ve li ricordate i suoi giri di campo?».