Bruxelles, 13 ott. (Apcom) – La cura e le condizioni dei
sieropositivi in Italia devono migliorare radicalmente, poiché il
paese è al 27imo posto su 29 nella classifica di chi gestisce
meglio il problema. E’ quanto emerge da uno studio sulle
politiche per l’Aids presentato oggi a Bruxelles e riguardante i
paesi dell’Unione europea, Svizzera e Norvegia. L’Italia ha
ottenuto un punteggio basso, pari a 614 su 1000, rispetto agli
857 punti di Lussemburgo, i 791 di Malta e i 775 della Svizzera.
“La performance dell’Italia è molto irregolare per quanto
riguarda le varie componenti dell’indice e uno dei primi problemi
è legato alla mancata disponibilità di dati nazionali: questo
rappresenta un punto negativo per lo studio”, ha spiegato la
dottoressa Beatriz Cebolla, direttrice dello ‘Euro HIv Index’,
aggiungendo: “Come metodo di prevenzione dimostrato, l’Italia
potrebbe introdurre l’educazione sessuale obbligatoria nelle
scuole e una maggiore educazione del pubblico potrebbe ridurre le
frequenti discriminazioni a cui devono far fronte i pazienti, in
particolare da parte dei medici non specialisti”.
Mentre il numero di persone che vivono con il virus dell’Hiv
aumenta in ogni Stato dell’Unione europea, in numerosi paesi i
fondi a disposizione sono sempre più ridotti. I comportamenti
sessuali a rischio stanno diventando una pratica frequente. La
criminalizzazione dell’Hiv è un problema in numerosi paesi e in
alcuni paesi è possibile perseguire penalmente le persone che
trasmettono involontariamente il virus.
L’accesso alle cure per i gruppi marginalizzati, come gli
immigrati irregolari, non è garantito ovunque in Europa e le
discriminazioni sono frequenti sia al lavoro che nelle scuole. Le
strategie di riduzione dei danni nelle prigioni sono poco
applicate, soprattutto nei paesi dell’Est e c’è una generale
carenza nella gestione del virus. In nessun paese si conosce
esattamente il numero di persone infette, tanto che la
conclusione principale della ricerca è che c’è ancora molto da
fare su questo fronte.
Mar
MAZ
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