Aime, un network di imprese per fare squadra nell’epoca post-crisi. «Le imprese stanno cambiando, devono cambiare anche le associazioni di rappresentanza». Ad affermarlo è , segretario generale di Aime, l’Associazione Imprenditori Europei, associazione di categoria intersettoriale fondata due anni fa in provincia di Varese. Con una sede anche a Busto Arsizio, in via Cattaneo 9. «Il nucleo più forte è partito dalla zona di Busto Arsizio, Castellanza e Altomilanese» rivela Lucchina.
Con tutto quanto di positivo ha fatto l’associazionismo d’impresa, quando un’associazione si trova ad avere una struttura molto pesante, e a fine mese deve pagare lo stipendio ai suoi dipendenti, rischia di perdere di vista la vocazione di mettere in condizione le imprese di migliorare il loro lavoro e far migliorare il loro fatturato. Abbiamo fatto una scelta rovesciata: non abbiamo strutture dirette, ma un network di servizi offerti dalle stesse imprese, dal cedolino che lo fa uno studio di Busto all’internazionalizzazione di cui si occupano dei professionisti del territorio. A cui si aggiungono momenti conviviali in cui mettiamo insieme le imprese, per farle conoscere e iniziare ad utilizzare loro stesse la rete delle imprese. Lo spirito è quello di fare squadra sul territorio.
Tra i proclami sulla crisi alle spalle e chi dice che non si supererà mai, c’è una via di mezzo. Io sono ottimista. Sia chiaro, non torneremo più gli “spendaccioni” di prima e forse non è un male. Dovremo saper scegliere, selezionare, limitare i costi, analizzare al meglio gli investimenti che facciamo.
Assolutamente. Se pensiamo alla Camera di Commercio che riconosce risorse alle associazioni per svolgere lo stesso tipo di attività, ad esempio la formazione, credo sia meglio una grande rete, mettendo insieme le grandi energie delle associazioni. Noi puntiamo a spaccare l’autoreferenzialità.
Le imprese devono essere protagoniste vere, non delegate a nessuno e in particolare ai soliti noti. Se vogliamo ritornare a svolgere il ruolo che ci compete, dobbiamo avere una grande capacità di autoriforma.
Appunto. Non possiamo pretendere che le imprese cambino e le associazioni non lo facciano. Chiediamoci se siamo abbastanza autorevoli o se ci chiudiamo a riccio per difendere l’indifendibile.