«Mio marito ed io abbiamo sempre cercato di fare del nostro meglio, abbiamo sempre anteposto a tutto il bene di nostro nipote. Adesso speriamo che qualcuno ci aiuti a riavere Cristian. Non per noi, ma per il suo bene. Non perché debba per forza essere italiano, ma qui stava bene e aveva il meglio».
È straziante l’appello che Ornella Mainetti, nonna del piccolo Cristian Brignoli, il bambino sottratto dalla madre di origine russa sabato scorso, lancia alle istituzioni e non solo. Un appello rivolto a tutti quei soggetti che hanno o possono avere una voce in capitolo su una questione che ormai riguarda il diritto internazionale.
E un appello, infine, ultimo ma non per importanza, all’opinione pubblica.
Perché i riflettori su questa triste vicenda non devono spegnersi. Perché anche i cittadini comuni possono far sentire la propria voce, ed esprimendo solidarietà ai nonni e al papà di Cristian, possono di conseguenza fare pressione su chi ha il potere, e il dovere aggiungiamo noi, di muoversi a livello diplomatico e far tornare a casa, la sua casa, quella dei nonni qui in provincia di Varese, il bambino sottratto da chi non aveva la patria potestà.
Sono molti i lati oscuri di questa vicenda, come racconta la signora Ornella. Ad esempio come abbia fatto un bambino che non era in possesso dei documenti ad uscire dal Paese, ed entrare prima in Francia.
E poi dalla Francia addirittura salire su un volo internazionale diretto a Mosca.
«La sua carta d’identità è qui a casa nostra – spiega la nonna – ce l’abbiamo noi. L’avevamo da poco rinnovata, perché era scaduta. Il documento d’identità non è comunque valido per andare all’estero, perché al massimo noi lo portavamo al mare qui in Italia». E il piccolo non è in possessore nemmeno di un passaporto.
«Il suo passaporto è scaduto e non è stato rinnovato. E si trova anche quello a casa nostra».
Come ha fatto quindi un bambino senza documenti a prendere un volo per Mosca?
Il bambino, in ogni caso, ha la doppia cittadinanza. «Quando è nato la madre ha insistito – racconta sempre la signora Ornella – e non c’era nessun motivo per dire di no, era anche giusto».
Intanto l’udienza per l’affido di Cristian, che era stata fissata per il 14 settembre, dovrebbe tenersi lo stesso.
Questo è quanto l’avvocato di famiglia ha comunicato a Ornella e al marito Luciano Brignoli.
Non certo una consolazione sufficiente, visto che il bambino ormai si trova in Russia.
E riuscire a farlo tornare in Italia non sarà quasi sicuramente un processo facile.
Anche se i familiari, ovviamente, sono pronti a lottare per riavere il loro Cristian.
«L’importante è sapere che sta bene – continua nonna Ornella – questa è la cosa fondamentale. Perché, ripeto, noi abbiamo sempre messo davanti a tutto il suo benessere».
La voce di nonna Ornella a un certo punto di rompe dalla commozione. Questi giorni drammatici, senza avere una notizia certa del nipotino, sono stati sicuramente molto pesanti. Anche se queste parole sono un eufemismo, perché certe cose, purtroppo, non si possono comprendere se non ci si è dentro.
E il dolore si fa sentire.
«Sono contenta che Cristian stia bene – dice ancora la nonna – ma abbiamo un vuoto dentro che è tremendo. E ci vorrà molto tempo per colmarlo».
E poi torna a porre le domande che hanno bisogno di una risposta: «Come ha fatto ad essere imbarcato su un aereo se era senza documenti? Su questo bisognerà andare a fondo».