MILANO – L’incidenza delle nascite da genitori entrambi stranieri sul totale dei nati è notoriamente molto più elevata nelle regioni del Nord (20,6% nel Nord-est, 20,1% nel Nord-ovest) dove la presenza straniera è più stabile e radicata e, in misura minore, in quelle del Centro (15,9%); nel Mezzogiorno l’incidenza è molto inferiore (5,6% al Sud e 5,2% nelle Isole).
A livello Italia è il 14,2%, pari a quello del Lazio. Lo rileva l’Istat nel rapporto sulla Natalità e fecondità della popolazione residente – Anno 2021′. Nel 2021 è di cittadinanza straniera quasi un nato su quattro in Emilia-Romagna (24%), il 20,9% in Liguria, il 20,6% in Lombardia e più o meno un nato su cinque in Veneto, Toscana e Piemonte.
Al Centro sono il 15,9% mentre nel Mezzogiorno la percentuale è decisamente più contenuta in quasi tutte le regioni (il minimo si registra in Sardegna 4,4%), con l’eccezione dell’Abruzzo (9,2%). L’impatto dei comportamenti procreativi dei cittadini stranieri è più evidente se si estende l’analisi al complesso dei nati con almeno un genitore straniero, ottenuti sommando ai nati stranieri le nascite di bambini italiani nell’ambito di coppie miste.
La geografia è analoga a quella delle nascite da genitori entrambi stranieri ma con intensità più elevate: in media nel 2021 ha almeno un genitore straniero il 30,1% dei nati al Nord e il 23,8% al Centro; al Sud e nelle Isole le percentuali scendono a 9,2% e 8,6%. Considerando la cittadinanza delle madri, al primo posto si confermano i nati da donne rumene (13.611 nati nel 2021), seguono quelli da donne marocchine (9.559) e albanesi (8.680); queste cittadinanze coprono il 41,1% delle nascite da madri straniere residenti in Italia. La propensione a formare una famiglia con figli tra concittadini (omogamia) è alta nelle comunità asiatiche e africane.