«Il rischio è che ci potremo occupare solo delle emergenze: omicidi e violenze. Tutto il resto si accumulerà negli armadi».
E’ questa la voce che gira, nel palazzo di giustizia di Busto Arsizio, riguardo a quanto accadrà a partire dal 13 settembre. E’ quella la data decisa dal governo per la chiusura delle sedi distaccate e l’accorpamento delle sedi giudiziarie minori.
Per quanto ci riguarda, chiuderanno i tribunali di Gallarate, Saronno, Legnano e Rho. Di conseguenza tutti i processi pendenti (e quelli futuri) si celebreranno in tribunale a Busto Arsizio. Un aggravio è previsto anche per la Procura bustocca, che oltre alle competenze su Gallarate e Saronno (che aveva già) prenderà anche quelle su Rho e Legnano.
Un vero e proprio tzunami, se si considera che stiamo parlando di 12mila fascicoli che riguardano le zone in provincia di Milano. Le stime parlano di circa 800 arresti all’anno. Un’area di competenza che, da un giorno all’altro, raddoppia. 42 nuovi comuni che portano il tribunale e la Procura di Busto a dover vegliare su un’area abitata da quasi un milione di persone. Una vera e propria marea che la Procura di Busto non sembra assolutamente in grado di poter gestire.
I pubblici ministeri attualmente in servizio sono cinque. Un altro magistrato tornerà dalla maternità a inizio ottobre mentre quattro nuovi sostituti procuratori arriveranno a Busto solo a febbraio dell’anno prossimo. Di conseguenza fino a febbraio, il rischio concreto è che l’attività della Procura subisca un vero e proprio blocco. Non ci sarà modo per sviluppare indagini particolari. Ci si potrà concentrare solo sulle emergenze.
Sul fronte del tribunale, invece, a gestire la nuova mole di lavoro dovrebbero arrivare 11 nuovi magistrati, di cui sei uditori giudiziari. Questi si aggiungeranno ai 27 colleghi già in forza a Busto. Secondo il presidente uscente Antonino Mazzeo, però, per far funzionare al meglio il tribunale servirebbero una dozzina di magistrati in più, almeno 50.
© riproduzione riservata