«Ai tempi in cui indossavo la maglia di Varese, mi capitò di ricevere un’offerta da parte di Udine, pronta a mettere sul piatto il doppio dello stipendio che all’epoca percepivo, ma l’idea di accettare non mi sfiorò nemmeno per un secondo».
Epoca gloriosa quella in cui Aldo Ossola onorava con il suo grande talento la divisa della mitica Ignis. Lette con gli occhi di un giocatore che, come altri a quell’epoca, seppe essere davvero una bandiera, alcune vicende del giorno d’oggi appaiono forse incomprensibili. «Se non per una qualche logica dettata dal denaro». La grande Varese di quel tempo faceva sognare e lasciarla per un club di caratura inferiore sarebbe stato per chiunque qualcosa di impensabile.
«Mi chiedo come si faccia a lasciare un club così glorioso per una provinciale del basket o una squadra, comunque sia, di categoria inferiore».
Domanda che sorge spontanea, proprio nei giorni in cui fa scalpore la scelta di Andrea De Nicolao, liberatosi dell’anno di contratto che ancora lo legava a Varese per un’altra stagione proprio nel giorno in cui il club presentava Pozzecco come nuovo allenatore e ora accasatosi, dopo una ricerca durata un mese e mezzo, a Verona, squadra di A2 Gold. Un salto all’indietro che ha scatenato un acceso dibattito. «Anche perché, visto che il campionato è lungo, il giocatore avrebbe avuto comunque l’opportunità di trovare i suoi spazi» sottolinea Ossola.
Dalla prospettiva di un grande campione del passato, i minuti in partita sono il frutto dell’impegno e del sudore in allenamento. Impensabile chiedere garanzie ancora prima di iniziare la stagione. «Non condivido la richiesta di un posto da titolare, privilegio che andrebbe conquistato sul campo. Alcune star del mondo del calcio ci hanno abituato a queste pretese e mi sembra che in questi ultimi tempi il basket stia imparando dai colleghi del pallone alcuni aspetti non certo positivi».
Ritrovare l’attaccamento alla maglia che distingueva i giocatori di una volta: questa sarebbe sicuramente la chiave. «E poi fatica e sudore» sottolinea Ossola, soprattutto dopo una stagione in chiaroscuro come quella vissuta da Varese nell’ultimo campionato. «Lavorando sodo e adattandosi alla situazione, De Nicolao avrebbe potuto giocarsi le opportunità che desiderava. Peccato quindi per la scelta che ha fatto, perché la serie A oggi ha già perso tanto in termini di livello e qualità e, di conseguenza, il palcoscenico della A2 potremmo, di fatto, ormai definirlo di serie B».
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