Non ce l’ha fatta , 69 anni, residente a Varese, travolta giovedì mattina in via Sanvito Silvestro mentre, con il marito , 84 anni, attraversava sulle strisce pedonali all’altezza del Carrefour. La Ford Focus guidata da un pensionato di 82 anni ha investito in pieno la coppia: Alberti era morto subito dopo l’arrivo al pronto soccorso dell’ospedale di Circolo di Varese. La condizioni della moglie erano apparse da subito molto gravi: da giovedì era ricoverata nel reparto di terapia intensiva del Circolo.
I medici non hanno mai sciolto la prognosi. Venerdì le condizioni della sessantanovenne si erano ulteriormente aggravate. Ieri pomeriggio il drammatico epilogo. In mattinata era stata dichiarata la morte celebrale, poco dopo il decesso, al termine delle sei ore di monitoraggio dovuto per legge in questi casi.
La sessantanovenne era la sorella di Stefano Zecchi, celebre filosofo, già ordinario di Estetica all’Università Statale di Milano, candidato alle comunali di Milano e diventato noto al grande pubblico non solo per i numerosi bestsellers pubblicati ma anche per le sue partecipazioni al Maurizio Costanzo Show. ieri era a Varese: ha raggiunto l’ospedale di Circolo dove ha trascorso le ultime ore al capezzale della sorella. È stato lui a dare l’autorizzazione per la donazione di organi. Il pubblico ministero di turno, avvertito dal comando di polizia locale di Varese della volontà dei familiari di Alessandra Zecchi di donare gli organi, assolvendo così a un desiderio della donna, ha rinunciato all’autopsia permettendo in questo modo l’espianto.
Alessandra Zecchi e il marito erano sposati da oltre 40 anni. Si erano incontrati a Milano, dopo che Alberti aveva iniziato a esercitare al San Carlo al termine del suo periodo professionale a Varese. Per Alberti si è trattato di un amore maturo. Per entrambi si è trattato del grande amore, dell’amore della vita. Lui, oltre che psichiatra, è stato un jazzista di fama internazionale. Un trombettista straordinario. Tanto schivo e riservato in veste di medico, quanto spigliato sul palcoscenico: il jazz lo trasformava completamente.
Alberti fondò con Gianni Acocella e con i fratelli Carlo e Gigi Bagnoli la “Milan College Jazz Society”, una delle prime e più importanti orchestre di jazz tradizionale italiane con la quale sempre negli anni 50 ebbe la possibilità di suonare con musicisti americani del calibro di Sidney Bechet, Mezz Mezzrow, Albert Nicholas, Lil Hardin.
Ricominciò, qualche anno dopo una pausa professionale, con la Milan College e con Lino Patruno e tenne un’intensa attività concertistica e discografica. Suonò anche negli Stati Uniti in Illinois, Iowa e Wisconsin. Ultimamente ha tenuto anche delle lezioni di jazz al Twiggy, il locale di Varese di via De Cristoforis.
a moglie, riservata quanto lui, e profonda amante e conoscitrice d’arte, gli è sempre rimasta accanto ma non ha mai vissuto nella sua ombra.