Alla Maugeri sì al taglio di stipendio Il posto di lavoro è garantito per tutti

I dipendenti della clinica hanno accettato gli accordi firmati da sindacati e Fondazione. Rimane il contratto nazionale e scatta la riduzione di 100-150 euro in busta al mese

– Fondazione Maugeri, si mantiene il contratto collettivo nazionale, nessuna perdita di posti di lavoro, ma ci sarà un taglio del 50% della contrattazione aziendale che significa una media di 100 – 150 euro in meno al mese per ogni lavoratore.
I dipendenti della Clinica privata del Lavoro e della Riabilitazione ci stanno e danno l’okay agli accordi sottoscritti a metà gennaio dalle organizzazioni sindacali con la Fondazione per la riduzione del costo del lavoro nell’ambito del piano di risanamento che deve ridurre di circa otto milioni di euro i costi sul fronte lavoro.
Il benestare dei dipendenti, del comparto (80%) e dei medici (88%), è a larghissima maggioranza, manifestato attraverso il referendum, indetto in tutta Italia, da cui esce il via libera alle nuove condizioni di lavoro, le uniche possibili per allontanare, almeno per il momento, lo spauracchio del fallimento e la conseguente caduta libera della Fondazione Maugeri, sede di Tradate compresa.

La struttura sanitaria e riabilitativa che sta in provincia di Varese, «ha i conti in regola, è una struttura in attivo, ma i suoi lavoratori devono comunque subire la situazione pesante creata da altri», annota Nino Ventola, segretario della Funzione pubblica della Cisl di Varese. Il “sì” uscito dal referendum è «l’unico esito che ci potesse essere», commenta il sindacalista. «L’alternativa alla non accettazione dell’accordo sarebbe stata un taglio ben più pesante del costo del lavoro».


Rimarca Anna Muggianu della segreteria Fp Cgil Varese: «Con grande senso di responsabilità individuale e collettiva i lavoratori hanno scelto di sacrificare una parte del loro salario per salvaguardare il lavoro di tutti e il contratto pubblico».
Non si tratta di contratti di solidarietà come avvenuto alla BTicino di Varese per far fronte a un calo di produttività. Nel caso della Maugeri bisogna risolvere il problema di un profondo rosso dei conti a causa di anni di malagestione (c’è un processo in corso con diversi imputati, tra i quali Pierangelo Daccò, l’ex direttore generale della Fondazione Maugeri Costantino Passerino e l’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni: secondo i magistrati, 61 milioni della Fondazione sarebbero andati a Daccò e a politici), ma il principio che si è fatto avanti tra i lavoratori è comunque quello di restare uniti.

«Questo accordo salva i posti di lavoro, ma purtroppo, ancora una volta, sono i lavoratori che pagano per errori ed incapacità di chi in questi ultimi anni ha gestito la Fondazione», puntualizza Anna Muggianu. Una la nota positiva: «Dopo mesi di estenuanti negoziati, finalmente per i lavoratori e le lavoratrici della Fondazione Maugeri è finito l’incubo».
Un incubo che i circa 200 dipendenti di Tradate (165 occupati nel comparto e 35 dirigenti medici e amministrativi) hanno scelto di spezzare anche per non vedersi altrimenti applicare il contratto della sanità privata, peggiorativo.
Alta la partecipazione al voto. Per il comparto sanità ossia per infermieri e paramedici, su 2.829 aventi diritto al voto, hanno partecipato ai referendum 2.412 persone.
Hanno approvato l’accordo 1.951 lavoratori, pari all’80,40%, mentre si sono dichiarati contrari in 431, pari al 17,46%. Solo 8 le schede bianche (0,33%) e solo un voto annullato. Fra i dirigenti medici, invece, su un totale di 591 aventi diritto, i votanti sono stati 524 (88,6%), con 427 “sì” all’intesa contro 77 no, rispettivamente l’81,4% e il 14,6%. Nove le schede bianche e 11 le nulle.
Per tre anni, resterà in vigore l’accordo sottoscritto dalle parti.
Una moratoria che lascerà le bocce ferme, non consentirà di licenziare e dovrà quindi trovare verifica nel 2017.