– «Sono stato ricoverato una settimana nel reparto di pneumologia dell’ospedale di Circolo. Alle dimissioni (17dicembre) mi consegnarono l’informativa “ai sensi Dgr 2633” in cui si sottolineava che ero costato alla sanità 3.562 euro. All’iniziale senso di colpa per aver gravato sulla collettività è subentrata la collera».
A parlare è di Clivio che, lo scorso mese di dicembre, a causa di un chicco d’uva posizionato dal 28 ottobre nel polmone destro è stato colpito da “polmonite a inalazione di corpo estraneo”.
L’uomo, che ci ha inviato una lettera in redazione, spiega che la sua collera è giustificata dal fatto di essersi sentito un peso, nel momento in cui, insieme ai referti medici legati alle dimissioni, ha trovato allegato il costo delle cure mediche sostenute dall’ospedale di Circolo.
Il signor Fraulini spiega che la necessità di un suo ricovero nel reparto di Pneumologia non è stata una sua colpa.
«L’11 novembre, dopo diversi giorni di febbre,
una fastidiosissima tosse e sudorazioni notturne e refrattarie ad antibiotici prescritti da medico di base, mi sono recato al Pronto Soccorso e dal triage sono stato indirizzato all’ambulatorio codici minori». Dopo essere stato visitato ed essere stato sottoposto a esami del sangue, Rx al torace e a una flebo, ecco arrivare la diagnosi: polmonite batterica non specificata.
Così, il medico di turno lo dimette con una cura farmacologica che comprende anche la somministrazione di Eritrocina, contro indicata per chi, come il signor Fraulini, soffre di problemi tendinei. Il medico di medicina generale gli prescrive un altro antibiotico, ma la situazione peggiora e dopo un mese il medico lo invia nuovamente al Pronto Soccorso per un eventuale ricovero, con richiesta di visita pneumologica.
«Forse, se la diagnosi fosse stata corretta dall’inizio, avrei potuto evitare il ricovero e, di conseguenza, questi elevati costi sanitari a carico della collettività».
In tempi di lotta agli sprechi e caccia agli scontrini, anche il mondo della sanità nel gennaio del 2012 ha deciso di “presentare il conto”. Nel senso di esporre al contribuente, in tutte le comunicazioni che lo riguardano – schede di dimissioni comprese – i costi delle prestazioni sanitarie ricevute con la quota sborsata dal Servizio sanitario regionale e quella eventuale pagata dal cittadino.
«L’obiettivo è far capire che a fronte di un ticket di 60 euro per un intervento ad esempio di protesi all’anca – spiega il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Circolo, – il Ssr ne spende in realtà diecimila, ed evitare così esami e interventi inutili. Non è una pratica per far sentire in colpa il paziente, ma di trasparenza».
Prima ad adottare questa strategia di “responsabilizzazione” è stata la Lombardia che, con le nuove linee guida per il 2012, ha previsto l’obbligo per tutti i medici e gli ospedali di esporre i costi delle prestazioni sanitarie sui referti (per ricoveri e specialistica) con l’eventuale quota a carico del cittadino dal prossimo primo marzo.
In coda alla Lombardia, il Piemonte. «Bisogna comunicare ai degenti che usufruiscono di strutture ospedaliere pubbliche il costo economico delle prestazioni – spiega Bravi – A partire dagli interventi chirurgici, trapianti compresi, affinché ci sia la massima consapevolezza del valore della sanità pubblica e dell’importanza di difenderla per permettere a tutti, e non solo alle persone più abbienti, di vedersi curare».