Alla Sicilia 270 milioni dalla Ue in 13 anni per difesa suolo


Bruxelles, 6 ott. (Apcom)
– Sono più di 270 milioni di euro i fondi versati dall’Unione europea alla Sicilia per la prevenzione dei rischi come quelli avvenuti a Messina. La cifra va spalmata in un arco di 13 anni: per il periodo 2000-2006 sono stati destinati 142,636.475 euro alla ‘protezione e consolidamento dei versanti, centri abitati e infrastrutture’, a cui vanno sommati 40,95 milioni per la ‘tutela integrata delle aree costiere’, mentre per il 2007-2013 sono 120,165 i milioni di euro indirizzati alla ‘prevenzione dei rischi’ naturali e tecnologici. A questi ultimi vanno aggiunti i 14,387 milioni per la categoria ‘altri provvedimenti intesi a preservare l’ambiente e a prevenire i rischi’. Somme ingenti, che spetta alla Regione Sicilia decidere come spendere e su cui la Commissione potrà vedere chiaro solo tra un anno, quando avverrà la valutazione del periodo 2000-2006.

“E’ chiaro che i soldi ci sono, a volerli spendere bene”, ha spiegato una fonte comunitaria ad Apcom, osservando come l’esecutivo comunitario presti una particolare attenzione al problema dei rischi idrogeologici dovuti anche al cambiamento climatico. “Il grosso dei fondi strutturali è pensato per la strategia di Lisbona sulla competitività e questo tipo di interventi non ha lo stesso peso, ma viene comunque tenuto in considerazione”, osserva la fonte. Tra i finanziamenti concessi alla Sicilia per il 2000-2006 ci sono anche 4,575 milioni di euro destinati alla ‘diffusione delle competenze per la gestione e la salvaguardia del territorio’, oltre a 88,35 milioni per il ‘Mantenimento dell’originario uso del suolo’.

Le tabelle della Commissione europea non possono però dire tutto sul modo in cui quei fondi sono stati effettivamente spesi. “Se non ci sono casi di irregolarità, noi non seguiamo quello che viene fatto con i fondi”, osservano da Bruxelles. “Che ci fossero i fondi” per evitare catastrofi come quella di Messina “è vero”, ma “che fossero immediatamente disponibili e destinati a questo scopo è tutt’altra cosa”, spiega un’altra fonte, confermando: “Per noi l’attenzione ai rischi del territorio è sempre più importante”.

Sulla possibilità che l’Italia faccia appello al Fondo europeo di solidarietà per la catastrofe di Messina, sul modello di quanto avvenuto per l’Abruzzo, Bruxelles è scettica. “Non mi sembra che vengano rispettati i criteri”, spiega un tecnico comunitario, aggiungendo: “Il danno o la calamità naturale dovrebbe essere pari allo 0,6% del pil nazionale oppure superiore a 3 miliardi di euro oppure colpire il 50% della popolazione della regione, con danni permanenti e irreversibili”. Ad esempio, spiegano, per l’eruzione dell’Etna del 2003 la Sicilia ricevette dalla Ue 16,8 milioni di euro. “Non credo che le condizioni ci siano questa volta, ma potrebbe esserci una deroga per via del fatto che si tratta di un’isola”, prosegue la fonte, aggiungendo: “La soluzione più semplice e rapida sarebbe uno spostamento di fondi all’interno del Por (programma operativo regionale, ndr)”.

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