Inasprimento delle pene per i pirati della strada e maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine. Questo è quanto chiede Ernesto Restelli, presidente dell’Associazione familiari vittime della strada “Per una strada che non c’è” che dalla sede di Lonate Ceppino entra nel merito degli ultimi avvenimenti di cronaca.
A Brebbia un ragazzino di 14 anni in bicicletta lo scorso 17 luglio, è stato investito a bordo della sua bicicletta da un giovane di origini albanesi, che poi si è dato alla fuga, e a Bardello lunedì un peruviano di 45 anni, senza patente, senza revisione dell’auto e ubriaco ha travolto con la macchina un ragazzo di 17 anni per poi fuggire.
«La vita è un valore assoluto – continua Restelli – Perchè chi ammazza a colpi di pistola si becca l’ergastolo e i pirati della strada, invece, spesso se la cavano con 3 o 4 mesi di detenzione? Che fine ha fatto la proposta di legge fatta da Maroni, quando ancora era ministro, di aumentare le pene anche per questi soggetti?».
Così, i soci dell’associazione hanno deciso di appoggiare una nuova proposta di legge, presentata da un’associazione toscana e dall’associazione sostenitori della Polizia Stradale, che prevede un inasprimento della pena per i pirati della strada: la richiesta è di una pena che va dai 3-10 anni a 8-18 anni, sia per un “omicidio colposo” che per un “omicidio stradale”. «Anche con patteggiamento e rito abbreviato, il colpevole si fa almeno un giorno di carcere o di misura restrittiva. La pedagogia umana funziona solo se viene applicato un castigo a fronte di un comportamento scorretto: per far capire a chi sta alla guida la responsabilità che si ha nei confronti della sicurezza di pedoni, ciclisti e automobilisti, servono leggi più severe».
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