Aeroporto sorvegliato speciale. Dopo l’uccisione del giornalista americano e la circolare inviata dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza, sono stati intensificati i controlli a Malpensa (e a Fiumicino).
La massima attenzione sugli obiettivi sensibili, tra cui appunto gli aeroporti, ha riportato uno stato di maggiore all’erta nello scalo nostrano con il potenziamento dei controlli su passeggeri e bagagli in partenza. Procedure da sempre espletate a Malpensa, ma se il ricordo dell’11 settembre sembrava potersi affievolire, la recente ondata di terrorismo di matrice jihadista, ha fatto erigere nuove barricate e acuito il campanello d’allarme degli operatori aeroportuali, in primo luogo le Forze dell’Ordine.
L’ultima scoperta per costruire una bomba da far esplodere in volo, sarebbe utilizzare latte per neonati in cui nascondere esplosivo utile allo scopo: è questo l’allarme sulle modalità studiate dagli jihadist, acquisite in ambito internazionale dai cosiddetti 007 di paesi europei, Stati Uniti e Israele.
La notizia dell’esplosivo nascosto in latte per neonati è contenuta in una nota operativa riservata, secondo quanto ha scritto il quotidiano “ll Tempo”, che è stata trasmessa dai nostri 007 agli uffici della Polaria, la polizia aeroportuale. «Gruppi terroristici – si legge nel documento – potrebbero adottare un nuovo metodo per occultare ai controlli di sicurezza materiale esplosivo da introdurre a bordo di aeromobili». Così il livello di guardia si alza, anche a Malpensa. Lo stesso ministro dell’Interno Angelino Alfano ha recentemente dichiarato che «l’allerta è massima» ed è in corso «una strategia di contrasto a livello europeo e globale».
Per il parlamentare varesino «l’allarme terrorismo è da considerare molto seriamente». L’onorevole leghista dice che «non bisogna sottovalutare neanche gli sbarchi dei profughi». Ma è Malpensa a restare l’osservato speciale, nonostate non ci sia, al momento, «alcun segnale specifico che possa far ritenere il nostro paese soggetto a una minaccia ravvicinata». L’offensiva dell’Isis in Siria e in Iraq e le minacce dei suoi membri all’Occidente, fanno dell’Italia, come degli altri paesi dell’Ue, un obiettivo possibile dei fondamentalisti. Ma non ci sarebbero elementi né informazioni d’intelligence che fanno ritenere il nostro paese al centro di un possibile attacco.
L’attenzione degli investigatori continua a concentrarsi sui due aspetti più temuti: i foreign fighters, ossia gli europei che dopo aver combattuto in Siria e in Iraq tornano nei loro paesi d’appartenenza, e i “lupi solitari”, jihadisti individuali radicalizzatisi soprattutto sul web che potrebbero dar vita a eventuali iniziative estemporanee. Sarebbero una trentina, secondo i dati più aggiornati, i combattenti partiti dall’Italia ma non vi sarebbero ancora stati “rientri significativi”.
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