Alleanza tra mafie nelle province di Milano e Varese: tornano liberi in 9, le nuove misure

La maxi inchiesta "Hydra" da cui era emersa l'esistenza di una sorta di "consorzio" tra 'ndrangheta, Cosa Nostra e camorra: tra decorrenza dei termini e ulteriori "gravissime ipotesi di reato"

MILANO – Tornano liberi per decorrenza termini cautelari ma con la misura del divieto di espatrio, obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e divieto di dimora nelle province di Milano e Varese, i nove indagati finiti in cella un anno fa nell’ambito della maxi inchiesta “Hydra”.

A due giorni dalla loro scarcerazione che avverrà alle 00 del 25 ottobre a causa della perdita di efficacia del provvedimento di custodia cautelare in carcere e dell’assenza dell’esercizio dell’azione penale da parte del pm, il gip di Milano Tommaso Perna accoglie la richiesta avanzata dalla Dda milanese, e dispone per i nove, “a partire dal momento della loro liberazione”, la misura sostituiva a quella della custodia cautelare, ritenendo sussistenti “tutte le esigenze (…) già ravvisate nell’ordinanza originaria” di un anno fa. Anzi, sono rese ancor più pesanti dal recente riconoscimento da parte del Tribunale del Riesame “ulteriori e gravissime ipotesi di reato, tra cui in particolare l’associazione a delinquere” di stampo mafioso.


Il provvedimento depositato nel pomeriggio di ieri, riguarda tra gli altri, Gioacchino Amico, ritenuto responsabile per traffici di droga ed estorsioni (in un caso aggravata dalla finalità mafiosa), e Massimo Rosi, anche lui figura centrale dell’inchiesta che ha portato a contrasti tra gli uffici requirenti e giudicanti per una diversa valutazione degli elementi di prova e della configurazione dei reati, in particolare una associazione mafiosa unitaria in Lombardia, in pratica un’alleanza per fare affari tra i componenti di Cosa Nostra, camorra e ‘ndrangheta.