Le allergie altro non sono che un meccanismo di difesa messo in atto dal sistema immunitario per contrastare l’azione di sostanze estranee, gli allergeni, considerate erroneamente pericolose e nocive per la salute dall’organismo, che reagisce producendo anticorpi chiamati immunoglobuline E (IgE).
Tra le forme più diffuse di allergie ambientali (le altre forme allergiche sono quelle alimentari) abbiamo la pollinosi (allergia ai pollini di piante e fiori), allergia agli acari della polvere, allergia al pelo degli animali,
allergie alle muffe. L’allergia ai pollini, decisamente più frequente in primavera quando la loro concentrazione nell’aria è maggiore può, in realtà, verificarsi in qualsiasi stagione dell’anno a seconda dell’area geografica in cui ci si trova e del momento di impollinazione della pianta alla quale si è allergici.
«Uno studio pubblicato su Nature Climate Change ipotizza che, entro il 2050, le quantità di pollini nell’atmosfera potrebbe raggiungere quattro volte i livelli attuali e in Europa nei prossimi anni è attesa “una vera e propria invasione di ambrosia, pianta fortemente allergenica originaria degli Usa già diffusa soprattutto al Nord Italia” – spiegano dall’Ats dell’Insubria – Le osservazioni aerobiologiche consentono previsioni del periodo di fioritura di molte specie, che sono causa di allergia per l’uomo, come l’ambrosia, e quindi permettono la prevenzione delle allergopatie».
Per chi soffre di rinite allergica, il mese di maggio è in assoluto il peggiore per l’acuirsi dei sintomi: occhi arrossati, naso che gocciola, prurito, lacrimazione abbondante. Anche l’orticaria (un’eruzione cutanea di colore roseo che non dura più di 24 ore) può essere il segnale di una vera e propria allergia. Molto diffusa, l’orticaria è principalmente un disturbo primaverile ed estivo, nel senso che saranno proprio i prossimi mesi quelli più a rischio. Circa 15 milioni di persone in Italia ne sono vittime e di queste più di 800mila sono bambini e ragazzi sotto i 16 anni.
Insomma un insieme di disturbi che, insieme, comportano un peggioramento della qualità della vita e uno stato generale di malessere che può essere curato solo per mezzo di farmaci appositi, utilizzati al momento opportuno.
Esistono, però, regole di comportamento generale che possono migliorare la situazione o, quantomeno, non peggiorarla completamente.
Nel periodo di massimo picco, evitare, per quanto possibile, gite in campagna. Meglio preferire il mare o, al limite, la montagna tenendo conto del fatto che qui le graminacee fioriscono tra agosto e settembre. Limitare le attività all’aria aperta tra le 10 e le 16 e, in caso, una volta tornati a casa, farsi una doccia, lavarsi i capelli e cambiare i vestiti.
Le giornate peggiori sono quelle soleggiate e ventose. Non aprire le finestre tra le 10 e le 16 ed evitare di stendere all’aperto lenzuola e biancheria. Non viaggiare con i finestrini dell’auto aperti e controllare periodicamente i filtri dell’aria condizionata, sia in macchina che a casa che negli ambienti di lavoro. Limitare l’uso di lenti a contatto, soprattutto se si soffre di congiuntivite allergica.
Consultare il bollettino del polline scegliendo, per gite e vacanze, le destinazione in base alla presenza o meno di piante allergizzanti. Curve di pollinazione per i viaggiatori: http://internationalragweedsociety.org/Data/Data.html.