LAVENA PONTE TRESA Per ora è solo un’ipotesi. Una voce circolata intorno al silenzio che avvolge i tavoli di trattativa fiscale tra Svizzera e Italia. Ma è un’eventualità da incubo per i frontalieri del Varesotto residenti nella fascia di confine dei venti chilometri. Ovvero sottoporre anche questi lavoratori alla tassazione ordinaria italiana, come già succede per i frontalieri fuori zona che saldano all’erario italiano quanto devono in basa alla tassazione del nostro Paese, cui ovviamente sottraggono una franchigia di 6.700 euro e quanto già pagato in Svizzera.
Per questo i sindacati rizzano le antenne. Memori di quanto accaduto con San Marino. L’accordo fiscale raggiunto fra l’Italia e la Repubblica del Titano, infatti, non prevede nessuna esenzione per i frontalieri. Così, le imposte pagate a San Marino andranno in detrazione all’imposta sul reddito italiana che deve comunque essere saldata dal frontaliere. È presto per dire se accadrà questo anche con la Svizzera e il Ticino ma i segnali non mancano.
Visto che il tavolo bilaterale, non è un mistero, si sta occupando anche dell’«Accordo tra la Svizzera e l’Italia relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri ed alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine del 1974». Accordo, attualmente ancora in vigore, che esonera i frontalieri, di dichiarare al fisco italiano il loro reddito svizzero, in cambio dell’impegno, da parte della Confederazione e dei Cantoni, di versare ai comuni italiani di confine il 38,8% dell’imposta alla fonte. Quota che il Ticino vuole sensibilmente ridurre. A danno delle amministrazione della fascia di frontiera, cui spettano i ristorni. Da qui il rischio di ulteriori frizioni. Che potrebbero culminare nella tassazione dei frontalieri anche da parte italiana.
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b.melazzini
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