COCQUIO TREVISAGO Il sostituto procuratore Luca Petrucci è sicuro. Le nuove prove raccolte dalla squadra mobile di Varese inchiodano Giuseppe Piccolomo alle sue responsabilità al di là di ogni ragionevole dubbio. Il fascicolo sull’atroce morte di Carla Molinari si è arricchito di nuovi elementi che dimostrerebbero la colpevolezza dell’ex ristoratore. In particolare, una serie di immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza ricostruirebbero nei dettagli i movimenti dell’uomo prima del delitto. In quel tragico 5 novembre, Piccolomo,
a bordo della sua Micra, avrebbe lasciato il centro commerciale di Cocquio attorno alle 13.40 per compiere un primo sopralluogo alla villetta di via Dante. Poi ci sarebbe tornato alle 15.07 per compiere l’orrendo delitto. L’uomo avrebbe poi abbandonato l’abitazione dell’anziana solo dopo diverse ore, concedendosi tempo per disseminare la scena del delitto di tracce false e per cercare di cancellare tutti gli elementi in grado di portare gli investigatori fino a lui. Un aiuto agli inquirenti potrebbe arrivare anche da Google Earth: le immagini del satellite potrebbero aver immortalato i movimenti di Piccolomo. La difesa, rappresentata dall’avvocato Simona Bettiati, continua però a dirsi convinta dell’innocenza dell’imbianchino e attende fiduciosa il pronunciamento del Riesame. Oggi Petrucci depositerà gli atti al tribunale milanese. E la prossima settimana, forse giovedì o venerdì, i giudici diranno se Piccolomo potrà essere scarcerato, oppure se dovrà rimanere in carcere.
Intanto questa mattina gli investigatori torneranno davanti all’abitazione di Ispra di Piccolomo. Ad accompagnarli ci saranno i cani della squadra Ricerca resti umani (Rru) di Milano, convocata dalla Procura di Varese per cercare tracce delle mani di Carla Molinari. Sei labrador e un golden retriever batteranno alcuni luoghi, segnalati dagli investigatori, dove si pensa possano essere stati seppelliti gli arti della donna. «Andremo sul posto e lasceremo che i cani facciano il loro lavoro: mi fido del loro fiuto e del loro istinto» spiega Enrico Silingardi, l’uomo che nella squadra Rru si occupa dell’addestramento dei cani in una cascina di Pieve Emanuele, vicino Milano. Creato nel 2000, il team, unica unità cinofila di questo tipo in Italia, ha già lavorato su casi come quello delle bestie di Satana o dell’omicidio dei coniugi Donegani, fatti a pezzi dal nipote Guglielmo Gatti. «Ad Arsago Seprio – continua Silingardi – abbiamo ritrovato due corpi delle vittime delle bestie di Satana, sepolti da sei anni sotto due metri di terra, mentre a Mozzate siamo riusciti a identificare anche i frammenti più piccoli di uno scheletro rinvenuto nei boschi». Fanno parte della squadra anche archeologi, che si occupano del recupero dei resti, e antropologi, che esaminano le lesioni e ricostruiscono il reperto.
b.melazzini
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