Altro che frontalieri topi La Svizzera ora ci ringrazia

LAVENA PONTE TRESA Frontalieri topi? No, sono dei lavoratori da ringraziare. Questo lo spirito che ha spinto ieri un gruppo di un’ottantina di imprenditori, professionisti e intellettuali svizzeri a ribellarsi ai manifesti anti frontalieri «Balà i ratt», che nei giorni scorsi hanno sollevato tante polemiche. Per rimarcare la gratitudine verso gli italiani, il gruppo ha acquistato una pagina del Corriere del Ticino attraverso la quale dire: «Frontalieri, grazie». «A voi diciamo grazie per il contributo e per l’amicizia

– si legge – che avete dato e continuate a dare». Ma non solo. Perché dal gruppo «Frontalieri grazie» si auspicano anche la fine degli attacchi offensivi nei confronti dei varesini impiegati in Ticino.
Ieri mattina il primo atto. Con un’ottantina le firme che si sono potute leggere a tutta pagina, grazie ad un affissione a pagamento, sul Corriere del Ticino per dire «Frontalieri grazie». Ad aderire all’iniziativa lanciata da Paolo Bernasconi, ex procuratore pubblico e professore universitario, sono stati fin da subito esponenti del mondo della cultura, dell’economia, della finanza e dell’impresa. Ticinesi che ritengono, a ragione, insostituibile in contributo dei frontalieri.  Personalità di spessore. Come architetti, professori, avvocati, medici, direttori di banca, ma anche giornalisti che si sono schierati a favore dei varesotti impiegati in Ticino. «A voi diciamo grazie per il contributo e per l’amicizia – si legge – che avete dato e continuate a dare». Ma non solo. Perché dal gruppo «Frontalieri grazie» si auspicano anche la fine degli attacchi indiscriminati. Per questo vogliamo invitare «sia il Cantone, sia i singoli comuni, affinché intervengano in futuro contro le affissioni offensive della personalità dei frontalieri, esercitando le loro competenze in applicazione della legge cantonale sugli impianti pubblicitari e della legge sul demanio pubblico». I ratti che ballano, insomma, sono stati zittiti dal gotha culturale ed economico del Canton Ticino. Mandando in archivio, a suon di testimonianze dirette sul valore e l’importanza del frontalieriato, gli attacchi elettorali dell’Udc svizzero. «Per il Ticino – confermano da “Frontaliari grazie” – il lavoratore frontaliere rappresenta inoltre un ottimo affare, in quanto, grazie al bacino lombardo-piemontese, può attingere a lavoratori dai profili professionalmente anche molto alti a costi decisamente più convenienti rispetto alla manodopera locale». Del resto anche la consigliera di Stato Laura Sadis, in tempi non sospetti e ben prima dello sfogo di «Balairatt» che rientra comunque in logiche elettorali tutte interne alla Svizzera, era stata davvero chiara. «Le oltre 19000 imprese che oggi operano in Ticino contano 173.00 addetti, dei quali quasi 45000 sono lavoratori frontalieri. Senza questi lavoratori frontalieri  – aveva sottolineato al congresso nazionale dell’Unione Svizzera delle arti e mestieri -settori come l’industria, l’edilizia o la sanità si ritroverebbero in ginocchio».

b.melazzini

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