Altro che super provincia Varese è già in frantumi

VARESE La Provincia che non c’è. La terra dei sette laghi ha una storia millenaria, vanta insediamenti umani antichissimi, come la cultura di Golasecca, eppure basta l’ipotesi di una riforma delle attuali Province e subito si sgretola in diversi campanilismi.
Una forza centrifuga che ha sede soprattutto nell’area Sud, nelle realtà che gravitano attorno a Busto Arsizio e Saronno. Da sempre territori di confine, soprattutto la seconda, che hanno già espresso l’intenzione di “fuggire”

verso la nascente area metropolitana che sostuirà la Provincia di Milano.
A fare da contraltare ai “sudisti” c’è il capoluogo, Varese, che non vuole cedere il proprio ruolo a Monza e punta quindi a non perdere pezzi dell’attuale territorio. Attorno alla città giardino si riuniscono i Comuni dell’area nord, i quali perderebbero la vicinanza dei servizi del capoluogo. Ma anche il gallaratese, che dà il proprio appoggio condizionato.
La città dei due galli, insieme all’area della Malpensa, tra cui i Comuni più grossi come Cassano Magnago e Samarate, non vogliono diventare «l’estrema periferia della grande Milano». E difendendo la provincia chiedono come contropartita la realizzazione dell’area omogenea del Sempione, che giungerebbe fino a Legnano.
Al contrario Busto Arsizio e Saronno puntano a valorizzare la propria grandezza nell’ambito milanese.
Il quadro è presto fatto: vogliono staccarsi dall’attuale provincia, oltre a Busto e Saronno (il cui sindaco, Luciano Porro, incontrerà domani il presidente della provincia di Milano, Guido Podestà, ndr), anche Caronno Pertusella, Castellanza, e tutta l’area del Saronnese. Uboldo, Origgio, Gerenzano e Cislago chiedono invece di preservare l’unità del Saronnese. Lo stesso per i Comuni satelliti di Busto. Un pensierino per Milano lo stanno facendo anche Tradate e Somma.
All’interno delle forze politiche non mancano divisioni. Così il sindaco di Busto Gigi Farioli (Pdl) vuole staccarsi da Varese, scatenando le ire dei suoi compagni di partito. Che sono per la salvaguardia dell’attuale territorio; anzi, per l’allargamento a Legnano, compresi i saronnesi, come il consigliere regionale Rienzo Azzi e il Pdl di Saronno, che ha votato contro il documento della giunta di centrosinistra. Sempre il centrosinistra governa anche Gallarate, dove difende l’attuale provincia a differenza dei saronnesi.
Ci sono poi ragioni territoriali che non possono essere influenzate da motivi politici, che alla fine, c’entrano poco. Come dice il sindaco di Malnate, Samuele Astuti (Pd): «La soluzioni che si devono ricercare devono avere come unico obiettivo la tutela della qualità dei servizi al cittadino. Ovvio che, se il baricentro decisionale del capoluogo si sposta, questo è difficile». Motivo per cui, Malnate seguirà Varese.
Ma anche Samarate, governata dal sindaco leghista Leonardo Tarantino: «Lasciamo da parte per un momento il fatto che la Lega stia difendendo l’unità di Varese. Ci sentiamo cittadini di un territorio che ha una sua identità, antica e ben distinta da Milano». E Nicola Poliseno (Pdl), sindaco di Cassano Magnago: «La nostra casa è la provincia di Varese. Il fatto di avvicinarci alla metropoli mi spaventa, non possiamo diventare una remota periferia. Ma siamo per l’allargamento dell’area del Sempione».

s.bartolini

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