Se domandate a Massimo Ferraiuolo cosa resterà degli anni ’80, è facile che vi risponda: «Le tante sfide con Caserta». Sì perché la squadra che arriva domenica a Masnago non è certo un’avversaria come le altre per l’attuale team manager della Cimberio, ex di quella Varese, bella e sfortunata, che nella seconda parte di quel decennio sfiorò più volte prestigiosi traguardi, ritrovandosi poi con un pugno di mosche in mano.
Come in quella celebre finale di Coppa Italia datata 23 marzo 1988, al PalaDozza di Bologna, quando l’incubo per Varese, proprio contro Caserta, si concretizzò nei supplementari.
«Parliamo di una partita che merita sicuramente un posto nella storia del basket – esordisce il team manager biancorosso – Dopo un intero match giocato punto a punto, ci trovammo avanti di 5 lunghezze a 90 secondi dalla fine, con palla in mano. Sembrava fatta e invece Corny Thompson, uno che non sbagliava praticamente mai, quel pallone lo perse. Caserta riuscì a raggiungerci e alla fine, dopo due tempi supplementari, ebbe la meglio e portò a casa il trofeo».
Avversari ostici i campani in quegli anni, «praticamente imbattibili a casa loro, dentro quel PalaMaggiò che era una specie di fortino», racconta Ferraiuolo, che snocciola poi i nomi di alcuni di quei giocatori che condussero la squadra di Franco Marcelletti al trionfo in campionato nella stagione ’90/91: «Gentile, Esposito, Dell’Agnello: gente che aveva un carattere pazzesco, un grandissimo talento e che segnava caterve di punti. Ricordo che quando conquistarono lo scudetto, in città fu come se avessero vinto la Coppa del Mondo».
Un successo, mai più ripetuto, che levò comunque a Caserta la patente di eterna seconda, piovutale addosso per via qualche sconfitta di troppo in finale, in Italia e in Europa.
«Peccato solo che dal roster campione d’Italia 1991 rimase fuori il mio amico Oscar – commenta con rammarico, seppur da avversario, Max Ferraiuolo – Aveva fatto tanto per quella squadra e fu mandato via proprio al termine della stagione precedente. Un colpo basso nei confronti di un giocatore che avrebbe meritato di condividere la gioia di quello scudetto, a coronamento di una grande cavalcata con la maglia di Caserta addosso».
Successi, la Coppa Italia e lo scudetto, che Varese in quegli anni pregustò senza mai assaporare, «forse perché durante la regular season riuscivamo ad andare oltre noi stessi, ottenendo risultati al di sopra dei nostri limiti, mentre ai playoff emergeva lo smisurato tasso qualitativo di squadroni come Milano o Pesaro».
Rimpianti che inevitabilmente resteranno, perché quella generazione meritava di più: «Ma sono felice che, pur senza la gioia del grande traguardo, gli appassionati ricordino ancora con affetto quel gruppo e quelle emozioni», conclude Max.
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