Doha, 25 mar. (Apcom) – La CITES, la convenzione Internazionale sul commercio delle specie in pericolo, ovvvero la conferenza Onu sula biodiversità, è ormai solo un passivo strumento nelle mani dei peggiori nemici degli animali marini di mezzo mondo: i giapponesi. La denuncia, amara e sferzante, viene dalle varie associazione ambientaliste che a Doha, in occasione della riunione della CITES, hanno visto prevalere quasi incontrastata la linea di Tokyo: nessuna tutela per tonno rosso e squali e via libera ai pescatori e cucinatori di sushi.
Secondo gli ambientalisti la conferenza che si chiude oggi rappresenta un pagina nera nel tentativo di tutelare l’ambiente marino. Il Giappone, con un’aggressiva e attenta politica di Lobby, è riuscito in sostanza a conquistare il consenso della maggioranza delle 175 nazioni rappresentate alla conferenza riuscendo nella difficile impresa di bloccare l’accordo che avrebbe dovuto prevedere il bando della pesca al tonno rosso.
Il Giappone, alleandosi poi con altre nazioni asiatiche, Cina in Testa, ha anche impedito l’adozione di un’altra normativa che prevedesse la protezione di diversi specie di squali. Una sola specie di squalo, infatti, il pescecane smeriglio, su quattro proposti, ha ottenuto la protezione da parte della Cites. Con 86 voti a favore e 42 contro, gli Stati membri hanno deciso che la specie “Lamna nasus”, in particolare pescata nelle acque temperate e considerata come “in pericolo” nell’Atlantico del Nord Est, non potrà essere messa sul mercato internazionale se non accompagnata da documento che attesti il suo commercio non pregiudizievole alla specie, al fine di regolare la sua cattura. Tre altre specie, considerate a rischio di estinzione a causa della pesca troppo intensiva, sono state bocciate dalla Cites lo squalo martello smerlato, lo squalo oceanico e lo spinarolo.
Dopo la bocciatura del divieto di commercio del tonno rosso cinque associazioni ecologiste avevano chiesto di boicottare il commercio e il consumo di questa specie a rischio di estinzione.
VGP
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