In Italia, tra il 2010 e il 2020, sono morte in media 1.545 persone all’anno a causa del mesotelioma, un tumore letale che colpisce il mesotelio, il tessuto che ricopre gli organi interni. Il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) evidenzia come l’80% dei casi sia dovuto all’esposizione all’amianto, materiale ampiamente utilizzato nel passato. Le regioni più colpite sono Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Liguria, dove i decessi per mesotelioma superano la media nazionale.
Il fenomeno è strettamente collegato alle industrie del cemento-amianto, ai cantieri navali e ad altri poli industriali, dove l’amianto era comunemente impiegato. Tuttavia, anche l’esposizione domestica, attraverso fibre rilasciate nelle abitazioni, è una causa significativa di malattia.
I decessi tra le persone con meno di 50 anni, fortunatamente, sono in calo, passando da 31 nel 2010 a 13 nel 2020, un miglioramento attribuibile alla legge 257/92 che ha vietato l’uso dell’amianto in Italia. Tuttavia, l’amianto continua a rappresentare un’emergenza ambientale e sanitaria che richiede ulteriori interventi di prevenzione, come sottolinea Marco Martuzzi, direttore del Dipartimento ambiente e salute dell’ISS.
Oltre al mesotelioma, l’amianto è responsabile di altre gravi patologie, tra cui l’asbestosi e alcuni tipi di tumori, come il carcinoma polmonare e ovarico, anche se in misura minore. La prevenzione e l’eliminazione delle esposizioni residue all’amianto rimangono fondamentali per combattere questo “killer silenzioso”.