Aminoacidi «antiaging»

Una miscela di aminoacidi a catena ramificata, aggiunta alla normale alimentazione, è in grado di incrementare la sopravvivenza media degli animali attraverso meccanismi cellulari che coinvolgono la biogenesi dei mitocondri e la riduzione dello stress ossidativo.

L’importante scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori italiani, coordinati dal Prof. Enzo Nisoli della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano. I risultati dello studio, pubblicati sulla prestigiosa rivista Cell Metabolism, dimostrano per la prima volta che una miscela di tre aminoacidi essenziali, leucina, isoleucina e valina, allunga la vita media più di quanto sono in grado di fare le proteine contenenti questi stessi aminoacidi, grazie a un assorbimento immediato che non richiede un ulteriore dispendio energetico.

La supplementazione dietetica è stata fornita agli animali (topi maschi di mezza età) per alcuni mesi, insieme all’acqua, in una quantità corrispondente all’1% circa dell’apporto calorico giornaliero. I ricercatori hanno osservato che questi animali sopravvivevano in media il 12% in più rispetto agli animali che non avevano ricevuto la miscela di aminoacidi a catena ramificata. L’aumento della sopravvivenza media è associato a due meccanismi fondamentali per la vitalità cellulare, evidenti soprattutto nelle cellule della muscolatura cardiaca e scheletrica: da un lato è stato riscontrato un incremento della biogenesi dei mitocondri, le centrali energetiche delle cellule, dall’altro un aumento dell’espressione della sirtuina SIRT1, il gene della longevità, e dei geni coinvolti nella protezione dal danno provocato dai radicali liberi.

I topi che hanno ricevuto la supplementazione dietetica contenente gli aminoacidi a catena ramificata mostravano infatti una riduzione dei segni prodotti dallo stress ossidativo e una capacità di coordinazione motoria migliore rispetto agli animali non trattati. «Il dato sorprendente – afferma Nisoli – è l’analogia tra gli effetti indotti dalla miscela di aminoacidi utilizzata nel nostro studio e i benefici che sono stati ottenuti attraverso la restrizione calorica, una dieta che prevede una riduzione drastica delle calorie, pari al 30-40% del fabbisogno giornaliero, un comportamento alimentare praticabile nell’animale, ma non nell’uomo».

Il processo di invecchiamento può modificare la funzionalità cellulare riducendo la resistenza allo stress ossidativo e aumentando la vulnerabilità nei confronti di alcune patologie frequenti nella popolazione anziana, quali le malattie cardiovascolari, il diabete, l’osteoporosi, le malattie neurodegenerative. Il denominatore comune di questa vulnerabilità biologica sembra risiedere in un alterato funzionamento dei mitocondri, strutture chiave del metabolismo energetico di tutte le cellule dell’organismo. Una delle strategie più efficaci per aumentare la biogenesi dei mitocondri e quindi la loro funzionalità

è la restrizione calorica, un regime dietetico in grado di attivare la forma endoteliale dell’ossido nitrico sintasi, l’enzima che produce l’ossido nitrico, una molecola coinvolta in numerosi processi cellulari volti a garantire una condizione di omeostasi antiossidativa. L’impossibilità di sottoporre l’uomo alla restrizione calorica ha indotto i ricercatori a identificare percorsi alternativi capaci di produrre gli stessi effetti antiaging.

«La supplementazione dietetica contenente gli aminoacidi a catena ramificata potrebbe rivelarsi molto utile in alcune condizioni patologiche invalidanti, quali l’insufficienza cardiaca, la sarcopenia, la broncopneumopatia ostruttiva (BPCO) – prosegue Nisoli -. Alcuni studi, condotti in un numero ristretto di pazienti, hanno dimostrato che la miscela di aminoacidi migliora la funzionalità polmonare nei soggetti affetti da BPCO ed è in grado di favorire una ripresa più rapida nei pazienti colpiti da ictus». I risultati di questo studio disegnano una nuova prospettiva nell’approccio alle malattie associate all’invecchiamento, soprattutto in termini di prevenzione. La miscela di aminoacidi a catena ramificata potrebbe infatti costituire un valido supporto nutrizionale «nelle persone in là con gli anni, considerando che i risultati sono stati ottenuti in topi anziani e non malati, non è invece indicata, anzi è da considerarsi superflua, nei soggetti giovani già in buone condizioni fisiche».

Marina Ferrario

a.ceresoli

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