An Harbor ancora protagonista al Twiggy. «Grazie X Factor, adesso però faccio da solo»

Questa sera alle 21.30 il secondo live varesino di Federico Pagani, cantautore folk pop

«Ora sono felice e molto fiero di quello che ho fatto».
È bello sentirlo dire. Soprattutto se queste parole le pronuncia un giovane artista. Parole che poi, tra orgoglio e sorrisi, suonano un po’ anche come un grido di battaglia dopo il vortice dei live sparsi per l’Italia e dopo la conquista del primo album. A distanza di due anni, An Harbor si (ri)presenta così al pubblico varesino, sereno, deciso e pieno di novità. Questa sera (21.30), con a seguire il dj set della Rc Waves con “il meglio della musica indipendente italiana”, An Harbor ritorna finalmente a Varese, per una serata di musica e parole immerso letteralmente nel pubblico, proprio come piace a lui. E presenta il suo ultimo, attesissimo, album, “May”.

Sono contento di tornare qui. Sono super felice di tornare al Twiggy, dove mi sono trovato davvero bene anche la prima volta, i ragazzi sono gamba e l’ambiente mi piace. Credo sarà una bella serata. Mi sento abbastanza tranquillo, mi sembra quasi di giocare in casa. Speriamo ci siano persone interessate a quello che faccio.

Ho suonato dappertutto: ho girato l’Italia, ho passato quasi due anni senza fermarmi mai, tra festival, locali, club. Ho aperto anche altri artisti, tra cui Frak Turner e anche i This Wild Life. Ho suonato tanto poi con le due band con cui lavoro. Con “Le Sacerdotesse Dell’Isola Del Piacere” (indie-rock-punk anni ’90 cantato in italiano), e con gli Ants, e con entrambe abbiamo fatto un disco. Ho portato avanti tutte le cose in contemporanea e poi mi sono messo al 100% sul mio disco. È stato un percorso travagliato ma ce l’abbiamo fatta.

Mi piace vedere la loro attitudine. Nonostante siano famosi sono assolutamente umili, terra terra e gentilissimi. In italia appena uno fa un passettino si sente già una star, loro invece sono rimasti fedeli a loro stessi. A loro ho “rubato” il modo in cui affrontare i concerti e di suonare dando sempre tutto, ogni volta, come se fosse la cosa più importante di tutte.

Da un certo punto di vista devo tutto al talent, se non ci fosse stato tanti non mi avrebbero conosciuto. Tuttavia sono felice di non essere entrato. Posso sembrare ipocrita ma mi sono reso conto sempre di più che non è un meccanismo che mi piace e in cui mi sentirei a mio agio. Anzi, forse è un sistema che più passa il tempo più diventa sbagliato: crea un sacco di false illusioni e false speranze soprattutto nei ragazzi più giovani. Crescono con quest’idea che esista una scorciatoia per la “fama”. Continuo a pensare che non esiste la strada più corta e facile. In cinque minuti puoi essere “at the top of the world” ma se non ti sai fare il mazzo e non credi in quello che fai tutto finisce lì. E questo purtroppo non te lo insegna nessuno.

Un po’ passivamente, qualche volta, attraverso i social con i video virali del momento. Anche perché non guardo tanta tv. ma guardo poca tv, e sono concentrato sul mio progetto. Ora sono contento e felice, la strada che sto percorrendo è sicuramente più difficile ma sono contento e soddisfatto perché ho fatto tutto da solo praticamente. Questo disco l’ho fatto con le mie forze e ne sono fiero.

Il nome vuol dire tante cose. Sicuramente si riferisce al mese di maggio. Il disco è ambientato e ambientabile in primavera, in quel momento in cui finisce l’inverno, in cui sei ancora intorpidito, hai ancora il cuore congelato dal freddo ma hai comunque voglia di uscire di casa e fare festa. Il nome però rimanda anche al verbo inglese “potere, poter diventare” : mi piaceva l’idea della possibilità. E poi “May” è anche un nome di donna, c’è sempre uno sfondo romantico. Il gentil sesso è sempre grande fonte di “problemi” e di ispirazione. Anche la copertina riassume bene questa idea: la foto di un pugile in controluce in riva al mare al tramonto rende un po’ questa idea di un disco che parte da un mood abbastanza malinconico e triste ma che vuole andare in direzione di una rivalsa e di un risveglio.

Questo scandalo in un certo senso me lo aspettavo. Lucrare sulle emozioni altrui è una cosa inaccettabile. Se mi è mai successo di non trovare biglietti? Sì, ultimamente con il concerto di Bruno Mars: dopo un secondo i biglietti per il parterre erano finiti. Speriamo che ora si faccia un po’ di chiarezza.