Al sistema produttivo culturale e creativo del nostro Paese, fatto di industrie culturali, industrie creative, un immenso patrimonio storico e artistico, arti visive e produzioni creative, si deve il 6% della ricchezza prodotta in Italia: parliamo di 89,9 miliardi di euro. Dato, riferito al 2016, in crescita dell’1,8% rispetto all’anno precedente.
Non è una novità che il bel paese abbia una spiccata vocazione alla cultura: una tradizione storica legata al suo patrimonio artistico che negli anni, fra alti e bassi, non ha mai smesso di crescere in termini economici.
Un settore di rilevanza strategica se pensiamo che, come spiega la ricerca “Io sono cultura 2017” di Fondazione Symbola e Unioncamere, la cultura ha sul resto dell’economia un effetto moltiplicatore pari a 1,8: in altri termini, per ogni euro prodotto dalla cultura se ne attivano 1,8 in altri settori.
Gli 89,9 miliardi, quindi, ne “stimolano” altri 160 per arrivare a 250 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, il 16,7% del valore aggiunto nazionale, col turismo come primo beneficiario di questo effetto volano. Un effetto volano competitivo confermato anche dal fatto che le aree geografiche dove maggiore è il fatturato della cultura sono anche quelle dove è forte la vocazione manifatturiera.
Nel nostro paese le imprese che operano nei settori del core cultura, direttamente collegate alle attività culturali e creative, sono oltre 289mila, di cui il 51,6% da associare alle industrie culturali ed un altro 43,8% alle industrie creative. Il restante 4,6% delle imprese che compongono il cuore delle attività culturali e creative è ascrivibile per il 4,3% alle performing arts e arti visive e per lo 0,4% al patrimonio storico-artistico, dove prevale la gestione pubblica.
Il sistema produttivo culturale e creativo (da solo, senza considerare gli altri segmenti della nostra economia) dà lavoro a 1,5 milioni di persone, il 6% del totale degli occupati in Italia. Dato anch’esso in crescita: +1,5%.
E Varese in tutto questo come si inserisce? Si difende assolutamente bene: occupa il dodicesimo posto nella classifica nazionale per ruolo esercitato dai settori del Core Cultura nel sistema produttivo locale. Nel core cultura sono comprese le industrie creative (architettura, design e comunicazione), le industrie culturali (cinema, musica, radio, tv, videogame e software, editoria, media), il patrimonio storico- artistico (musei, biblioteche, archivi, monumenti) le performing arts e arti visive (spettacolo dal vivo, arti visive). Settori che rappresentano l’ossatura del sistema produttivo culturale e creativo e che nella nostra provincia rappresentano il 5,1% del totale delle imprese provinciali.
Nel complesso questi settori hanno un’importanza strategica in tutte le province lombarde. Se si considerano, infatti, le prime venti province italiane per incidenza del settore sul totale economia, ben sette sono della Lombardia. Milano è la prima in classifica, Monza e Brianza sesta, e poi Como, Lecco, Varese, Cremona e Bergamo.Nei primi venti posti non compaiono province meridionali, mentre soltanto due sono del Centro-Italia (Roma, al secondo posto, e Pescara, al sedicesimo).