E’ venuto il Betti ieri a trovarmi. E si è pure arrabbiato con me. Perché mica glielo avevo detto che ero in ospedale. Sabato non ci sarò allo stadio, che rabbia. Ormai manco da più di un mese, da quel Varese-Crotone. Da quell’abbraccio con il mio amico Angelo Rea, non lo dimenticherò mai.
Angelo è venuto a trovarmi con Arturo Lupoli il primo giorno di ricovero, non mi lascia mai solo, mi scrive ogni giorno. Ma vi voglio lanciare un appello, da queste colonne, amici varesini. Andate allo stadio, voi che potete, la strada è quella giusta, il gruppo è sempre più unito.
Quella con il Carpi sarà una grandissima partita, e non immaginate quanto mi stia mangiando le mani per non poterci essere. Spero almeno di poterla vedere da casa. Andate allo stadio, voi tifosi, perché avete capito che la squadra ha un cuore grande così, lo avete visto anche sabato contro lo Spezia. Beati voi che l’avete vista quella partita. Me l’ha raccontata il Betti.
Ho un presentimento, vi svelo un segreto: è stata la partita della svolta. Anche se non l’abbiamo vinta. Perché Bettinelli non si discute, è un grande uomo ed un grande allenatore. È nato per combattere, un po’ come me, un po’ come tutti noi. Io sono ancora in ospedale, non c’è pace, ma non sarei Luca Alfano altrimenti. Sono fatto così, non saprei cosa fare se non combattere. Questo è il mio lavoro. Gli occhi del mister e dei ragazzi mi fanno credere che ci salveremo, sono occhi della tigre, da combattenti. Io sono fiducioso, dovete esserlo anche voi cari tifosi. A partire da sabato, riempite lo stadio.