«Angelo ha imitato Gesù: ha patito la morte per mano di chi più amava. Gesù è stato messo in croce dalle persone che più amava».
È l’analogia forte che il prevosto di Saronno, don Armando Cattaneo, ha pronunciato durante l’omelia del funerale di Angelo Alberti, il pensionato di 86 anni, malato di Alzheimer, ucciso dal figlio, Luca Alberti di 45 anni, martedì sera con una coltellata alla scapola che gli ha reciso l’arteria.
Erano in tanti al Santuario di Saronno per l’ultimo saluto al “papà” del Gap (Gruppo associazione podisti): per l’ultimo omaggio allo storico fondatore del Gruppo non c’erano solo gli atleti e i marciatori, ma anche tanti amici, conoscenti e il sindaco Luciano Porro, in prima fila.
Dominava l’azzurro delle casacche del Gap, guidate dal presidente Giacomo Palumbo. Don Armando non ha ignorato neppure Luca, il figlio che si è macchiato del delitto: «Dio Padre – ha ripetuto durante l’omelia – provvedi anche all’altro figlio, in qualche modo era perduto ed è perduto, fa che torni a te».
Angelo ucciso per mano del figlio, della persona di cui più si fidava, è stato definito Martire da don Armando. Ma il parroco non ha gettato la croce addosso a nessuno: «Tutti quanti – sottolinea il Prevosto – abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio, da soli purtroppo non ce la possiamo fare. È stato così, forse, anche per Angelo e per suo figlio Luca».
«Mille e mille volte, forse, si sono aiutati e sostenuti a vicenda, a modo loro. Ognuno ha il proprio modo di reagire. È un modo per dire che si cammina sulla cresta della vita, ci si sostiene a vicenda. Poi però qualcosa di inspiegabile è esploso. Se il cristiano è quello che segue Cristo, allora Angelo è un vero Cristiano. Angelo faceva il tipografo, lavorava per tirare avanti la famiglia, per far crescere i propri figli. Angelo ha educato, ha dato l’esempio».
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