Crack Ansafin: processo annullato. Gli atti tornano in Procura per «il riordino del fascicolo» e il procedimento si è chiuso ancora prima di cominciare. L’ordinanza con la quale il collegio ha accolto la prima eccezione preliminare argomentata con forza dai difensori è chiarissimo: «c’è stata una gravissima violazione del diritto alla difesa» nei confronti del noto imprenditore varesino Sandro Polita e degli altri indagati. Lo ha stabilito il tribunale accogliendo in toto la linea delle difese. Mettendo molto probabilmente e con clamore la parola fine all’indagine fiume coordinata dal pubblico ministero Agostino Abate. Secondo il tribunale gli atti erano stati depositati in maniera confusa, caotica, senza un indice e questo ha impedito ai difensori, per la frammentarietà degli atti stessi, di esercitare il loro diritto di difesa.
È un’eccezione che il Tribunale ha ritenuto fondata. Tra questi si annovera la consegna di un cd rom senza indice con ben 24mila pagine di atti scansionati, e con molti file nominati in maniera generica o senza attinenza con il contenuto. Alcuni atti, inoltre, non erano nella segreteria del pubblico ministero bensì nei locali della guardia di finanza dunque impossibili da consultare per i difensori, tanto che i giudici arrivano a dire che c’è stata una «dispersione
degli atti». In sede di udienza preliminare, inoltre, fu depositata una perizia con la quale si certificava la manomissione di prove (nello specifico del pc sequestrati durante l’inchiesta) naturalmente a sfavore degli indagati. In un quadro simile per i avvocati degli indagati, lo ha stabilito il tribunale, è stato impossibile presentare memorie difensive. L’avvocato dei Polita, Ivano Chiesa, sottolinea che «finalmente» sono state riconosciute «le gravi responsabilità» del pm Agostino Abate, già incolpato dinanzi al Csm per la condotta dei casi Macchi e Uva, nella vicenda del fallimento La Quiete. Responsabilità che sono attualmente oggetto di indagine da parte della procura della Repubblica Brescia che sta indagando, oltre che sulla condotta di Abate anche su quella tenuta dai giudici del tribunale fallimentare e del curatore fallimentare tutti denunciati all’autorità giudiziaria bresciana dallo stesso Polita. Secondo l’avvocato è un risultato che si deve solo «alla forza d’animo di Sandro Polita e alla sua volontà di non chinare la testa di fronte alle ingiustizie».
Questa sentenza secondo l’avvocato Chiesa riabilita Sandro Polita e la sua famiglia, a cui la vicenda è costata tantissime sofferenze, umane e famigliari. Ma Chiesa sottolinea anche che quanto accaduto rappresenta una unicità nel panorama giudiziario italiano.
Polita ieri è apparso visibilmente (e comprensibilmente) soddisfatto del risultato ottenuto. La vicenda è con ogni probabilità chiusa. La Procura ora dovrà riassegnare il fascicolo ad altro pm che dovrà mettere mano alle 24mila pagine “incriminate”. Riordinare il fascicolo e a quel punto, e solo al quale punto, ridepositare l’avviso di conclusione delle indagini e chiedere un nuovo rinvio a giudizio. Il processo non sarà con ogni probabilità mai più istruito.