CARAVATE L’Inda di Caravate, la storica azienda specializzata in arredi per i bagni, chiuderà i battenti entro la fine dell’anno. Il drammatico annuncio è stato dato ieri nel pomeriggio dalla proprietà ai sindacati, durante un incontro convocato nella sede varesina di Univa.
Ora si tratta di capire il destino degli attuali 230 lavoratori del sito di Caravate. Il piano presentato dalla proprietà – la famiglia Fantoni, che fondò l’azienda nel 1944 – prevede lo smantellamento dello stabilimento di Caravate e la concentrazione della produzione nel polo di Pagazzano, in provincia di Bergamo, fino ad ora specializzato nella produzione delle pareti delle docce.
Secondo il piano industriale presentato ieri ai sindacati, la Fim Cisl, che ha la maggioranza nelle Rsu e la Fiom Cgil, 32 dipendenti verranno trasferiti da Caravate a Pagazzano, mentre altri 113 verranno mandati nella sede di Vizzola Ticino, dove si trova la direzione dell’azienda.
Per 125 lavoratori si apre invece la dura prospettiva della cassa integrazione straordinaria. Già dal 2002 la Inda aveva dato segnali di difficoltà, culminati con l’accordo su 40 esuberi nel 2009, firmato dalla Fim, ma non dalla Fiom.
Già da questa mattina si apriranno le trattative tra la proprietà e i sindacati, che esprimono grande preoccupazione. «Eravamo a conoscenza dei gravi problemi dell’azienda – dichiara Giuseppe Marasco della Fim Cisl – Inda in nove anni ha attivato per cinque volte le procedure per la mobilità ma l’annuncia della chiusura dello stabilimento di Caravate è davvero un fulmine a ciel sereno». Il rappresentante della Fim utilizza una metafora efficace per definire lo stato d’animo degli addetti ai lavori. «La notizia non mi ha completamente colto di sorpresa – afferma – diciamo che è un fulmine a ciel sereno anche se sapevamo che il temporale era in atto; adesso però la famiglia Fantoni deve metterci i soldi, mentre noi lotteremo per ottenere le migliori condizioni possibili».
Alcuni segnali preoccupanti si erano appalesati nei mesi scorsi, con lo smantellamento dell’officina. Con la chiusura dell’Inda viene meno un’ulteriore pezzo di storia del territorio industriale della nostra provincia. L’azienda caravatese ha diffuso una nota per chiarire i motivi della drastica scelta. «Abbiamo risentito di questa difficile congiuntura di mercato – scrive la ditta – il polo produttivo di Caravate risulta sovradimensionato rispetto alle attuali esigenze di mercato ed è caratterizzato da un layout e da una logistica ampiamente superati».
Matteo Fontana
e.marletta
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