Palermo, 17 giu. (Apcom) – Il mare di Gela, che fu fra le prime colonie doriche fondate da Rodii e Cretesi in Sicilia, si conferma ricco di storia di genti antiche e reperti archeologici. Nella città dove nel 456 avanti Cristo morì il tragediografo greco Eschilo, dopo il rinvenimento ed il recupero in epoca recente di un relitto di una nave greco-arcaica, custodita per 2.500 anni nei fondali, e la scoperta dell’emporio arcaico seppellito da una duna, il mare di Gela, restituisce un vero e proprio sito archeologico sottomarino. I sommozzatori dei carabinieri, infatti, hanno recuperato numerosi reperti archeologici di epoca romana, bizantina e greco-ellenistica. Si tratta soltanto una piccola parte di quanto trasportato da una nave greca, romana o bizantina che i carabinieri stanno cercando di individuare nelle acque gelesi ed in altri punti del Canale di Sicilia con l’impiego di sofisticate attrezzature tecniche per lo scandaglio dei fondali marini.
A largo di contrada Bulala, grazie alla collaborazione di alcuni sub locali, i carabinieri hanno potuto riportare in superficie, complessivamente 26 frammenti fittili di epoca greco-ellenistica, romana, un elemento architettonico in marmo del XVIII-XIX ed un pezzo di assoluto valore: una patera sigillata di epoca bizantina con colomba, simbolo cristiano, impressa che è perfettamente conservata.
I reperti ritrovati saranno ora consegnati alla Soprintendenza del Mare, alla quale i carabinieri, forniranno le esatte coordinate marine del sito, agevolando, in tal modo, la sorveglianza e la tutela di una parte dell’immenso patrimonio archeologico sommerso di cui è ricca la Sicilia. Lo scorso 3 giugno, un operaio di 40 anni con la passione per lo sport subacqueo aveva rinvenuto una trentina di reperti che, dopo alcuni giorni consegnò al sindaco Rosario Crocetta. In quel caso si trattava di anfore, coppette, una pisside e altri oggetti del periodo ellenico, risalenti al IV-V secolo avanti Cristo. Questi reperti sono adesso affidati alla guardia di finanza.
Cas
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