La tangenziale di Arcisate, meglio nota come “variante di Arcisate-Bisuschio”, è insieme alla ferrovia per Stabio l’altra causa di grande disagio per il paese.
Da tre anni l’intera valle attende la sua conclusione ma per ora il suo tracciato è intervallato da cantieri inanimati, sabbia e macchine ferme. Nel progetto la strada dovrebbe partire dalla zona industriale arcisatese e, attraversando la parte est del paese, giungere dall’altra all’estremo nord della valle; un’opera essenziale per alleggerire il traffico sulla SS 344, vero e proprio incubo dei frontalieri verso la Svizzera e dei pendolari verso la città.
Una storia tormentata quella della “tangenzialina” iniziata nel 2011 con la posa dei primi cantieri e l’avvio dei lavori; la strada nel primo progetto doveva passare sopra una ex discarica e questo fattore fu causa di un primo stop ai lavori dopo pochi mesi dal loro inizio.
Nella primavera ed estate 2013 viene preparato il progetto di variante che prevede un percorso spostato di circa 100 metri rispetto alla discarica di Bisuschio ma, nell’ agosto del 2013, un nuovo problema si abbatte sull’opera: anche negli scavi della strada vengono rinvenute terre all’arsenico.
A gennaio 2014 è stato approvato il piano di variante e risolto il problema delle terre, si sono tenute quindi diverse conferenze di servizi ma, pochi mesi dopo, la ditta appaltatrice per conto di Anas ha incontrato delle difficoltà economiche che hanno fermato ancora i cantieri. Si sussegue un’estate caratterizzata da varie trattative sul fronte societario e una nuova azienda ha rilevato l’appalto dando inizio a una nuova fase. Ora si attende la svolta: la ripresa dei lavori è prevista per il questo 1° ottobre.
Arrivando nelle zone arcisatesi interessate dai lavori non si possono non notare lunghe file di reti rosse che attraversano i prati e costeggiano minacciose i giardinetti curati. La campagna arcisatese dopo gli scavi delle trincee della ferrovia è ancora una volta solcata dagli scavi e, se l’opera di RFI va avanti, l’immagine della tangenziale è di immobilità totale.
Pochi metri dividono l’incompiuta ferrovia dall’incompiuta strada. Nel perimetro tra via Cantello e via Monteverdi i residenti sono esasperati: «Ormai non sappiamo più che pensare – dice con disillusione chi da anni abita tra la polvere e gli scavi – Prima dell’inizio dei lavori potevamo uscire di casa e fare belle passeggiate nei campi qui vicino, questa era una delle zone più belle di Arcisate». Ora invece luccichio del metallo dei macchinari sotto il sole e la polvere fanno riemergere dalla memoria la tranquillità prima che arrivassero ruspe e betoniere.
Cura e linearità sono ricordi passati per chi abita tra via della Beltramella e via del Dovere: «Adesso non possiamo più neanche goderci il nostro quartiere tra passaggi obbligati lungo le reti, colate di cemento e ghiaia che hanno completamente fagocitato i prati»terminano gli arcisatesi della zona. Una zona che ha subito anche disagi nella gestione del traffico veicolare con collegamenti chiusi: «Visto che nessuno potrà più ridarci il verde quanto meno esigiamo questa strada».
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