«Sono contento che il Governo abbia posto l’attenzione sull’Arcisate Stabio», afferma , presidente della Provincia di Varese, dopo le dichiarazioni della deputata .
La prima firmataria dell’interrogazione parlamentare sulla ferrovia ha espresso ottimismo a seguito delle parole dal viceministro dei Trasporti sulla probabile approvazione già alla prossima riunione del Cipe del progetto esecutivo sulle terre all’arsenico; decisione fondamentale per l’opera.
«Aspettiamo con ansia la decisione di Roma, non ci sarebbero più scusanti alla non ripresa dei cantieri – prosegue Vincenzi – Un passo alla volta e attendiamo la data del tavolo governativo».
Il segretario generale Fillea Cgil, Flavio Nossa, esprima preoccupazione per possibili ripercussioni sulla condizione dei lavoratori impegnati nei cantieri fermi: «Anche noi abbiamo chiesto un incontro con il ministro, era uno dei tre appuntamenti che volevamo organizzare con governo, Regione e ditta costruttrice: solo quello con Ics però
è andato in porto. Ho grande rammarico per quello sfumato con Regione Lombardia, non riesco a comprendere il silenzio e la mancata possibilità di dialogo dopo che l’ente si è inserito attivamente nelle questione».
«Sono speranzoso – continua Nossa – ma resto con i piedi per terra: non dimentichiamoci che si rischia per l’ennesima volta la cassa integrazione progressiva del personale nei cantieri. Nessuna illusione: dopo la decisione del Cipe, se positiva, vi sarà molto altro da fare. Ne abbiamo viste troppe».
Il 26 novembre sarà inaugurata la stazione di Stabio sulla tratta svizzera, che demarcherà ancora di più la differenza con lo stato dei lavori sulla parte italiana.
del sindacato svizzero Unia commenta questa diversità: «Stesso appalto, stessa ditta, stesso progetto e due evoluzioni diverse. In Italia sono stati commessi da subito grossi errori sull’opera, riparati marginalmente di volta in volta fino al nuovo stallo attuale. Probabilmente finora è anche mancata la sensibilità politica di chi potrebbe sbloccare la situazione. Il problema è comunque alla base dell’opera: perché da subito nessuno si accorse che le terre erano contaminate dall’arsenico, con la relativa procedura da far partire immediatamente? Come costruire una casa su un lago e scoprire solo dopo che avrebbe dovuto poggiare sull’acqua».
Ma Aureli vede il bicchiere mezzo pieno: «Si potrebbe pensare a questa ferrovia come a una svolta: potrebbe essere l’occasione per l’Italia, a fronte di un appalto internazionale, per mostrarsi in grado di sbloccare una situazione che dura da troppo tempo».