Arcisate-Stabio, una svolta «Via ai lavori al più presto»

«Le ferrovie italiane faranno il possibile affinché i lavori dell’Arcisate-Stabio riprendano al più presto».

Queste, in sintesi, le parole pronunciate, nelle scorse ore, dall’amministratore delegato .

Frasi che aprono uno spiraglio sul blocco dei cantieri della nuova linea ferroviaria, ora fermi sul versante varesotto a causa dei problemi di arsenico, vista la presenza del minerale nel materiale di scavo, e del conseguente contenzioso tra l’appaltatore, ovvero Rete ferroviaria italiana, e l’impresa che sta operando, la Ics.

Il blocco, in corso in forma totale da ormai due settimane, potrebbe essere presto rimosso. Almeno così ha garantito Moretti nel corso di un incontro a Roma, che lo ha portato a confrontarsi con l’amministratore delegato delle Ferrovie federali elvetiche,.

Faccia a faccia, richiesto a gran voce dagli svizzeri preoccupati per il divenire della linea, nel corso del quale Moretti ha nuovamente confermato che sono in atto «tutti gli sforzi possibili affinché i lavori su questa importante linea possano riprendere in tempi ragionevoli». Parole, messe nero su bianco in una nota delle Ffs, che se da un lato tranquillazzano gli svizzeri, dall’altro lasciano ben sperare anche i Comuni della Valceresio, coinvolti loro malgrado nel fermo cantiere.

Difficile, però, capire e interpretare cosa si intenda per «tempi ragionevoli», anche se l’intervento di Moretti testimonia la volontà di Rfi di non arrivare allo scontro finale con l’impresa Ics. Si stanno così facendo sentire le pressioni elvetiche. Legate all’attesso miglioramento del traffico ferroviario sull’asse Nord-Sud, di cui l’Arcisate-Stabio è un importante tassello, in vista dell’Expo 2015 a Milano. «Per l’evento – chiariscono infatti dalle Ffs – sono attesi dalla Svizzera tra i 300 mila e un milione di visitatori e si prevede che il 60% raggiungerà il capoluogo Lombardo in treno».

Intanto, sindaci e sindacati sono in attesa della convocazione del tavolo regionale. Appuntamento di mediazione che dovrebbe servire a far luce sulle ipotesi di stoccaggio terre e la successiva ripresa delle operazioni di cantiere. E parallelamente lavorano alla messa a punto di una serie di iniziative, «forti ma pacifiche», che sotto il coordinamento della Comunità montana del Piambello, possano testimoniare tutto il disagio subito dalle popolazioni e riescano a «esprimere la ferrea volontà che l’opera prosegua».

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