COMO E’ ancora frammentaria la ricostruzione di un fatto di sangue avvenuto in un’armeria di via Garibaldi nel centro di Como. Una storica armeria e uno dei due fratelli titolari, Alberto Arrighi, 40 anni, perito balistico per il tribunale e le forze di polizia, è in stato di fermo in questura, indiziato per delitto. Secondo i primi rilievi, uno dei soci in affari di Arrighi, Giacomo Brambilla, 43 anni, gestore di impianti di carburante, sarebbe stato ferito a morte a colpi d’arma
da fuoco da parte dello stesso armaioli e il corpo privo di vita sarebbe stato decapitato e nascosto. Nella notte, la convivente di Brambilla ne ha denunciato la scomparsa alla polizia, che ha attivato le ricerche ed è venuta a conoscenza che si sarebbe dovuto incontrare con l’Arrighi. A metà di questa mattina, la Squadra Mobile della questura ha concentrato i sospetti sull’armiere che da qualche tempo non sarebbe stato in buoni rapporti con il Brambilla. Nel negozio, sono stati notati schizzi di sangue ripuliti alla bell’e meglio, tracce di una colluttazione e una pistola calibro 22, ricollocata in vetrina, ha destato sospetti. L’Arrighi è stato portato in Questura e sottoposto ad interrogatorio dal Pm Antonio Nalesso e avrebbe fatto alcune ammissioni. Il cadavere decapitato di Giacomo Brambilla è stato poi trovato a Domodossola. La vitttima sarebbe stata colpita più volte. Al vaglio anche la posizione del suocero di Arrighi, titolare di una pizzeria di Senna Comasco che potrebbe aver aiutato il presunto omicida ad occultare il cadavere della vittima.
f.angelini
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