«Varesini di tutto il Mondo: Unitemi!»: la verve comica di Anna Maria Barbera è pronta a travolgere il teatro di Varese.
Attrice di cinema e teatro, conduttrice televisiva sarà sul palco dell’Openjobmetis di piazza Repubblica, domani sera, col suo spettacolo “Ma Voi… Come Stai?!”.
Una riflessione sulla moderna epoca multimedial/tecnologia e su come l’essere umano la sfrutti per comunicare.
Ma rischi anche d’essere schiacciato dalle innumerevoli ore trascorse in ostaggio del computer e del cellulare.
Per farlo Anna Maria vestirà gli originali e sexy panni di Sconsolata, il personaggio diventato popolare con la trasmissione televisiva Zelig, che tra neologismo dialetttali e improbabili termini stranieri riporterà l’attenzione allo spirito con spirito, per ribadire il valore dell’incontro e la sua forza.
Com’è lo spettacolo e che riscontro sta avendo con il pubblico?
Come annuncia il titolo, nasce per “arricordarci di noi, oltre la vasta cazzistica ca ci seguisce”,sintetizza così Sconsy con quel suo linguaggio “fai da me” senza sovrastrutture. Per quel sentimento della vita aggiunge Anna Maria, che la realtà con le sue fatiche può finire con lo spegnere in noi, rinunciando alla nostra sorprendente possibilità umana. “La vita è l’arte dell’incontro” dice il poeta de Moraes, e dunque ritrovi il Teatro il suo senso, per sorridere a cuore aperto , riflettere su questo tempo nostro “ca fugge e strugge”, come conclude Sconsy. La risposta del pubblico milanese, bolognese o del profondo Sud è stata caldissima! Mi auguro Varese superi con il cuore i rigori climatici.
Visto il tema trattato, qual è il rapporto di Anna Maria con la tecnologia e i social nella vita di tutti i giorni?
Direi che sono “disinformatica” o meglio, attenta che la nuova era multimediale non diventi multimediocre, soprattutto non illuda la comunicazione virtuale possa restituirci la forza e valore della nostra tridimensionalità: corpo-mente-spirito. “Ciatti” col mondo e “schiatti” a casa: questo non può ritenersi un progresso se non per l’industria.
C’è un personaggio che le piacerebbe affrontare al cinema, magari lontano dalla veste comica e ironica che conosciamo?
La Commedia all’Italiana è un patrimonio che nel tempo si rivaluta, ma la mia intensità drammatica – l’amato Maestro Vittorio Gasmann tuonò: “Elettra!” (nell’attribuire alla Barbera la tragicità del personaggio), quando superai l’ammissione con prestigiosa borsa di studio in quel della storica “Bottega Teatrale di Firenze” – attende un ruolo con uno sguardo cinematografico indimenticabile.
È vero che ha iniziato come giornalista? C’è qualcosa che non le hanno mai chiesto i colleghi e che lei, invece, si aspettava?
Sì, la penna ricorre ed è stata mia compagna fedele anche quando, in gioventù, firmavo piene pagine per l’autorevole “L’Ora di Palermo”. Una domanda che potrei ora gradire oltre alle sue apprezzate? “Ma Voi… Come Stai?!”. Natuürlik!
In tv e dal vivo racconta spesso del rapporto uomo-donna quanto gli spettatori si rispecchiano?
Davvero molto, anche quando in scena i testi si fanno più intensi, l’intimità e le sue solitudini hanno accenti più dolenti e nel buio della sala, insieme alla forza evocativa della musica, aleggiano riflessioni private che muovono emozione. La gente si riconosce con una risata liberante o si commuove sentendosi compresa. Tutto ciò che scrivo ha questo intento: dare ascolto a quanto ci portiamo dentro, spesso inascoltato; smarrimenti, angosce, perplessità, sogni e bisogni. Viviamo a mille per i ritmi e le sollecitazioni, ma non attingiamo al nostro vero potenziale e risorsa dell’anima, dunque viviamo? Questo è il mio senso e anelito di “comunicAttrice”. E come dice Sconsy, lo ribadisco, “arricordarci di noi” cum-passionem, verso nuova consapevolezza e armonia per il quesito alto del nostro viaggio terrestre, a cui “stu ego-sistema” non cor-Risponderà.
Per lei è un periodo impegnativo: a quali progetti sta lavorando?
Con il Leo Ravera jazz trio dopo Novara e Mantova si prepara l’estiva, con un interludio televisivo di cui mi scuso non poter dare anticipazioni ufficiali, ma posso dire che sarà un appuntamento “di spicchio”.
Cosa la fa ridere?
Si può sorridere per illuminata ragione, amara ironia o inattesa leggerezza, ma la risata che fa bene al cuore non si costruisce a tavolino, pur avendo la scrittura comica un lavoro e una sua metrica; è un dono, un risveglio d’innocenza.n