Ascoltare la gente È questa la sfida

Solo poche settimane fa io e l’editore di questo giornale, Michele Lo Nero, eravamo seduti al tavolino di un bar del centro a bere un caffè. Ragionavamo di editoria, di sfide imprenditoriali e di varesinità al cento per cento.

La prima a capire che le cose si sarebbero messe male è stata mia moglie (è sempre così…): certe chiacchierate si sa già dove vanno a finire. «Dove troverai il tempo?». Quando la passione per un mestieraccio si combina con l’amore per una città producono brindisi e fuochi d’artificio. E’ finita che mi sono buttato anch’io in questa avventura varesina al cento per cento, perché non basta sentirsi varesini solo perché si sceglie una città come protezione dai casini di Roma e Milano.

Ogni tanto bisogna metterci la faccia. Bisogna restituire e condividere le esperienze maturate altrove. Da oggi ricomincerò a guardare Varese e la provincia con l’occhio di chi la può modellare, raccontare, stimolare.

Nessun proclama, nessuna promessa, nessun annuncio. Ho sempre pensato che di fronte alle nuove sfide occorra soltanto lavorare. Ce lo direte voi, tra qualche tempo, se La Provincia di Varese dopo aver superato brillantemente il primo tagliando è pronta per un ulteriore esame di maturità.

Da parte mia ci metterò l’entusiasmo e l’esperienza maturata nei dieci anni esatti dall’ultimo incarico locale.

So di poter contare su un editore che oltre ai soldi ci sta mettendo tempo e passione. Su una squadra di giornalisti validi, determinati. Su un team di professionisti vari che arricchiscono il giornale. Sono tempi difficili per la carta stampata, ma questo è un problema nostro. Sta a noi incuriosire voi lettori a sceglierci.

Non conosco ricette vincenti a proposito, se non una vecchia regola: ascoltare la gente più del palazzo; preferisco sbagliare ascoltando i cittadini che i politici.

Ascoltare il popolo: lo faccio su La7, lo faccio su radio105 e altrove. Fino a ieri mi arrabbiavo da semplice varesino, scocciato per le buche al semaforo dove finisce l’autostrada o per le pietosi condizioni di viale Borri. Leggevo di servizi pubblici sempre più in balia di politiche nazionali ed europee fallimentari.

Fino a ieri mi beavo di un panorama che esportavo col mio racconto. Fino a ieri ero uno degli abbonati alla pallacanestro Varese. Fino a ieri ascoltavo i racconti dei commercianti e degli artigiani che mi fermavano per commentare l’ultima puntata dei miei programmi.

Fino a ieri facevo cose da novanta per cento. Da oggi darò qualcosa in più. Restando me stesso.

Gianluigi Paragone

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