La comunità islamica di Gallarate, dopo gli ultimi episodi di Londra, ha deciso di prendere le distanze da quelli che, secondo il presidente dell’associazione Il Faro «si definiscono fedeli ma nei comportamenti non si dimostrano tali. L’islam è una religione di pace, non di guerra».
Una presa di posizione netta e decisa, condivisa anche sulla pagina Facebook ufficiale dell’Associazione «Queste ultime stragi pesano in particolar modo a noi musulmani, proprio perché si richiamano all’Islam, quando di Islam, in verità, ne hanno solo le grida. Questi assassini squilibrati gridano “Gloria a Dio” con le parole, mentre con le loro opere lo offendono, fanno uno dei peccati più gravi in assoluto nell’Islam: togliere la vita agli innocenti». Assassini squilibrati, così vengono chiamati gli attentatori che hanno fatto ricadere una città cosmopolita come Londra in una spirale di paura che alimenta l’odio. «Questo è il rischio che corre non solo la nostra ma tutte le comunità islamiche – sottolinea il presidente Jabba – Chi decide di schierarsi con l’Isis non è un fedele ma un terrorista».
Un vortice che ha ripercussioni anche nel piccolo di Gallarate come, ad esempio, nel riuscire a trovare un luogo in cui pregare nel mese più sacro per i fedeli di Maometto. «Ci sono persone che, anche se non esplicitamente, ci hanno detto “no” per paura» racconta Jabbar che ha più volte constatato come, spesso, le persone hanno dei pregiudizi creati non sull’esperienza ma tramite i giornali o i social.
Il timore della comunità islamica è che si faccia, come si usa dire, di tutta l’erba un fascio. Purtroppo però nel 2003 l’ex Imam di Gallarate Mohamed El Mahfoudi fu arrestato (e poi scagionato ed assolto) con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di armi, al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e alla commissione di vari delitti contro il patrimonio. Una vicenda che, come prevedibile, ha messo in cattiva luce l’intera comunità di fedeli. Oggi però,
qualcosa sta cambiando: «Se io scoprissi che ci sono dei miei fratelli che non si comportano in maniera corretta – afferma Abdul Jabbar – sarei io il primo a chiamere la Polizia per effettuare i controlli». Un’opera di vigilanza che è già in atto sia durante la preghiera del venerdì che nel periodo del Ramadan: «È importante anche per noi garantire la serenità all’interno della nostra comunità – spiega Jabbar – solo in questo modo possiamo far capire che, chi strumentalizza il Corano per giustificare azioni come quelle degli scorsi giorni, non solo sbaglia ma rappresenta una minoranza». Affermazioni che testimoniano la volontà e la necessità, di essere vicini alle vittime di attentati e lontani da chi, vestendo gli abiti dell’islamismo compiono stragi in tutto il mondo.
Un pensiero che i membri dell’Associazione Il Faro sono disposti a ripetere «con le parole e con i fatti, in tutta sincerità e senza nessun secondo fine». «Ci tengo a fare a nome mio e della comunità islamica di Gallarate le condoglianze alle famiglie colpite da quest’ultima tragedia – conclude Jabbar – tutti noi speriamo di non dover rivivere più momenti come questi».