“Assumo solo donne over 40”. Il Tribunale di Busto la condanna: “Parole discriminatorie”

La stilista Elisabetta Franchi durante un evento pubblico aveva espresso un controverso pensiero sulle figure scelte dalla sua società per le posizioni importanti. Ecco quale

BUSTO ARSIZIO – Nel 2022, durante un evento, aveva detto di “puntare” per “ricoprire le posizioni ‘importanti'” su “uomini” di qualsiasi età o “donne solo sopra i quarant’anni”. Ieri il Tribunale di Busto Arsizio ha dichiarato il “carattere discriminatorio” delle parole della stilista Elisabetta Franchi che scatenarono polemiche. E ha condannato la sua società, Betty Blue spa, a versare 5mila euro di risarcimento all’Associazione nazionale lotta alle discriminazioni, assistita dai legali Silvia Conti, Carlo de Marchis e Carlo Cavalieri. Società che dovrà, inoltre, “promuovere” corsi per “tutti i dipendenti” contro la discriminazione di genere.

Nel provvedimento della giudice della Sezione lavoro Francesca La Russa vengono riportate le parole usate dalla “amministratrice” di Betty Blue “pubblicamente”, durante l’evento ‘Donne e moda’ del 4 maggio del 2022, e ritenute dal Tribunale discriminatorie. Sulle donne sopra i quarant’anni diceva, in particolare: “Se dovevano sposarsi, si sono già sposate, se dovevano far figli, li hanno già fatti, se dovevano separarsi hanno fatto anche quello e quindi diciamo che io le prendo che hanno fatto tutti i quattro giri di boa, quindi sono lì belle tranquille con me al mio fianco e lavorano h24, questo è importante”.

La giudice ha disposto a carico della società una somma di 5mila euro “a titolo di risarcimento” a favore dell’associazione contro le discriminazioni, con sede a Busto Arsizio e che aveva presentato il ricorso con i suoi legali. E ha condannato la spa anche alla pubblicazione “a proprie spese”, entro 30 giorni, della sentenza su un quotidiano.
 

In più, con una decisione innovativa, la giudice “ordina” sempre a Betty Blue “di promuovere” un “consapevole abbandono dei pregiudizi di età, genere, carichi e impegni familiari nelle fasi di selezione del personale per le posizioni di vertice”. Ed “entro sei mesi” di adottare “un piano di formazione aziendale sulle politiche” contro la discriminazione, che “preveda la realizzazione di corsi annuali, con l’intervento di esperti, ai quali siano chiamati a partecipare, obbligatoriamente, tutti i dipendenti”.

Se la società non attuerà “tali provvedimenti” imposti dal Tribunale, scrive ancora la giudice, dovrà versare 100 euro all’associazione “per ogni giorno di ritardo”.