BIANDRONNO Decine di pecore al pascolo tra i preziosi canneti della Palude Brabbia. La pregevole area naturalistica, a due passi dalla pista ciclopedonale, è stata letteralmente invasa da un gregge. E’ accaduto domenica pomeriggio e lo spettacolo, suggestivo ma potenzialmente pericoloso per la conservazione di un’area naturalistica protetta, non è passato inosservato agli occhi di molti frequentatori della pista. Tra i testimoni oculari della singolare transumanza di pecore c’era anche l’ex consigliere di opposizione di Biandronno,
nonché agente di polizia locale di Cazzago Brabbia, Pietro Parola. «Domenica intorno alle 19 – esordisce l’ex consigliere – stavo passando per la pista ciclopedonale quando a un certo punto ho notato un numero incredibile di pecore al pascolo. Secondo me potevano essere addirittura cinquecento. Stavano pascolando tranquillamente all’interno della folta vegetazione. Naturalmente si nutrivano mangiando l’erba e rosicchiando arbusti e le cortecce degli alberi». Del gregge ieri mattina non c’era traccia: forse gli animali erano stati già accompagnati altrove oppure si erano inoltrati all’interno della vegetazione più fitta. Fatto sta che il forte odore che si poteva percepire ancora ieri, caratteristico di un gregge di pecore, e alcuni segni (arbusti spezzati, erba abbassata e consumata e cortecce danneggiate) lasciano pochi dubbi sul fatto che degli animali abbiano effettivamente pascolato da queste parti. «Volevo ricordare – insiste Parola – che si tratta di un’area protetta recentemente inserita nel corridoio ecologico provinciale. Per le sue caratteristiche paesaggistiche e naturalistiche si tratta di un’area da tutelare e preservare. E’ un’area per la quale giustamente, ogni volta che c’è da tagliare anche solo una pianta, servono autorizzazioni da parte della Provincia. Ci sono diverse piante danneggiate. Le pecore infatti hanno divorato alcune cortecce e il rischio è che tra un anno potremmo ritrovarci con un bosco scheletrico perché alcune piante potrebbero morire se le pecore dovessero proseguire nella loro attività. Non vorrei – conclude Parola – che quest’area, la stessa diventata oggetto in passato di possibili ampliamenti industriali poi rigettati dalla Provincia, da qualcuno possa essere considerata di scarso pregio, visto il degrado del bosco, con la conseguenza che sarebbe poi più facile giustificare un eventuale intervento edificatorio». Il sindaco Antonio Calabretta si è impegnato a fare chiarezza.
b.melazzini
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