«Coach, cosa fa nel tempo libero in città?». No, nessun intento di gossip, forse solo la curiosità di conoscere l’uomo, oltre che l’allenatore. La risposta dice tutto: «Lo passo in ufficio a preparare gli allenamenti. Questa è un’avventura che, con piacere, sto affrontando come una full immersion».
Attilio Caja si è sposato con Varese. Ed è un matrimonio d’amore, inteso come professionalità che diventa stile di vita, abbracciando le cause che il destino porta sul cammino come se ogni volta fossero uniche e irripetibili. Tutto, allora e almeno per un frangente, passa in secondo piano: soddisfazioni, eventuali delusioni, pure il futuro. Si vive l’attimo nella sua sostanza, come se niente avesse fine. È passato quasi un mese dall’approdo biancorosso di “Artiglio”: «E
io sono felice – risponde il coach chiamato a un “mini” bilancio – perché sto vivendo la possibilità di stare in palestra con un gruppo di giocatori che mi rendono tale, dimostrando ogni giorno la loro partecipazione. Intorno ho anche uno staff che mi mette nella condizione di lavorare al meglio».
Allenamento del mercoledì, video e poi intensa seduta pomeridiana: Caja ha riabbracciato la sua squadra dopo una parentesi di due giorni a Roma, passata a far crescere i nuovi virgulti della nazionale sperimentale. L’occasione sembra ghiotta per chiedergli qualche nome interessante e spendibile, ma il coach preferisce – per non fare differenze – limitarsi a un concetto: «Ci sono tanti italiani che non trovano spazio per giocare e crescere, atleti che potrebbero avere la stessa parabola di un Michele Vitali, di un Biligha, di un Pascolo. Bisogna dare loro fiducia, metterli alla prova: io lo farei in un club di serie A». Qui esce nuovamente il “maestro”, più che l’allenatore. Quello che mette Jefferson a fare ripetuti esercizi di post basso per garantirgli una carriera più fulgida, quello che solleva di peso un Balanzoni o uno degli altri “ragazzini” per un errore affinché imparino a combattere, anche se non saranno immediati protagonisti, anche se non gli “servono” alla missione salvezza. È tutto un cammino: «Mi interessano le risposte alle mie richieste e qui le sto avendo. Ciò mi fa essere ottimista per il finale di stagione».
A bomba sull’attualità: prima un ultimo sguardo a Milano, poi sotto con Cremona. Derby: conferma il giudizio positivo del post-partita? «No, dopo aver rivisto il video mi ritengo ancora più contento di quanto lo fossi a caldo. Abbiamo fatto parecchie cose buone: difesa, aggressività, scelte in attacco, aspetti vanificati solo dall’enorme talento degli avversari. Loro hanno segnato canestri più difficili di quelli che noi abbiamo sbagliato e nell’ultimo quarto Banchi è stato costretto a rimettere il quintetto titolare per batterci».
Domenica prossima il calendario oppone a Varese un pezzo di passato dell’allenatore pavese, una parentesi ricordata con il sorriso sulle labbra: «Bella società, cresciuta con il tempo. Ho mantenuto dei buoni rapporti con tutti». Ai tifosi varesini, però, interesserà di più il “qui e ora” e Caja non si sottrae: «Ci mancano un tot di vittorie, prima le mettiamo in cascina e meno soffriremo. Vorrei regalare al pubblico un’altra soddisfazione come quella contro Roma, magari giocando anche una pallacanestro piacevole come sempre cerchiamo e cercheremo di fare. Per quello che stanno dando in campo ogni giorno, i miei ragazzi meriterebbero davvero una nuova vittoria». Sipario, stretta di mano e a casa a “gufare” la Juve. A proposito di gossip: “Artiglio” è interista.