Caro direttore,
la Pedemontana lombarda non è solo la circoscrizione elettorale più popolosa d’Italia, ma è soprattutto una delle aree più laboriose e dinamiche del Paese, oltre che più belle.
Il saldo import-export costituisce una risorsa straordinaria che non teme confronti e fa impallidire, pur in tempi di crisi, lo stesso dato di Milano.
Cinque anni consecutivi di recessione hanno tuttavia lasciato segni profondi. Da un lustro il problema numero uno è il lavoro. Da vent’anni il problema numero uno è la mancata crescita. Di fronte al micidiale mix di bassa tecnologia, bassa crescita e bassi salari, negli anni scorsi si è cercato di migliorare la competitività del sistema, dotandolo di adeguate infrastrutture aeroportuali, ferroviarie e stradali. È inutile evocare il valore del lavoro se gli aeroporti non lavorano e la realizzazione delle infrastrutture arranca.
La più moderna modalità di trasporto di persone e merci ha bisogno di un sistema aeroportuale lombardo che indichi con chiarezza la vocazione dei propri scali: Malpensa, Linate, Orio al Serio e Montichiari. Oggi questo non c’è.
Permangono confusioni e mediocri campanilismi. La strategia non può essere affidata alle compagnie aeree siano esse di bandiera o straniere.
Gli interessi generali del Paese devono essere perseguiti dalle istituzioni, tanto più a meno di un anno da Expo 2015 . Saranno poi le compagnie a decidere sulla convenienza degli investimenti. Un esempio. Se le merci ad alto valore aggiunto destinate all’export non dovessero partire da aeroporti del Nord, non partiranno mai da Fiumicino ma da Francoforte. Se facessimo transitare il traffico business del Nord, nel mondo, da Parigi, Londra o Francoforte, non faremmo un danno a Malpensa, ma all’Italia.
La Pedemontana è stata finanziata a fine 2006 dal Governo Prodi. Sono stato relatore in Commissione alla Camera, non pentito, del cosiddetto federalismo infrastrutturale che diede impulso a Pedemontana, Brebemi e Tem. Queste opere vanno completate. Quando la Pedemontana sarà terminata da Bergamo si giungerà a Malpensa in mezz’ora. Il Governo saprà garantire la defiscalizzazione dell’opera, la Regione risolvere e non solo denunciare i problemi.
Ai professionisti del benaltrismo è chiara quale è la via crucis cui sono sottoposti quotidianamente piccoli imprenditori, artigiani, agenti di commercio r professionisti, percorrendo l’Autostrada dei Laghi e la Milano- Venezia? Con enormi danni economici e ambientali.
Vanno inoltre ripresi speditamente i lavori per realizzare il collegamento ferroviario con la Svizzera attraverso l’Arcisate-Stabio, anch’esso finanziato nel 2008 dal Governo di centrosinistra.
Gli svizzeri hanno fatto il loro dovere. Noi per fare 8,2 chilometri sembra che dobbiamo costruire la muraglia cinese. Le vicende aeroportuali e Pedemontana pongono un tema non più rinviabile: il rapporto tra Milano e la Regione.
Ma davvero gli amici milanesi pensano che, con l’istituzione delle città metropolitana, senza un corretto rapporto con l’area pedemontana e una programmazione regionale, saranno in grado di risolvere problemi complessi come quelli che ho richiamato? Per comprendere le tensioni del Veneto non è necessario organizzare costosi e inutili convegni. Basta un dato.
Un chilometro di spiaggia balneabile rende 108mila euro in Veneto e ottomila euro in Calabria.
Si possono sciorinare dati analoghi riguardanti le tre Lombardie (area pedemontana, metropolitana e padana). È certo che se Etihad chiede e ottiene maggiore apertura e liberalizzazione per Linate si deve poter mettere “all’asta/liberalizzare” Malpensa. La concorrenza deve valere per tutti.
I cambiamenti, insomma, non devono essere di facciata. Il Presidente del Consiglio ha impresso un notevole impulso alla riforma dello Stato. È necessario superare la zavorra del bicameralismo paritario. Non ci si può limitare, tuttavia, a discutere di composizione e modalità di elezione del Senato delle Autonomie. La revisione del Titolo V è una trave portante delle riforme.
È giusto restituire allo Stato competenze come l’energia e il turismo. Sarebbe insensato ricentralizzare le competenze sulla sanità fornendo alibi a quelle giunte regionali responsabili di voragini che hanno gonfiato la spesa pubblica. L’unico modo per abbatterla è l’applicazione corretta, tenendo conto della capacità fiscale dei territori, dei costi standard.
È così che si restituisce importanza, nelle Regioni e nei Comuni, al valore dell’autonomia e della responsabilità. Se si svuotano le autonomie è perfettamente inutile dar vita al Senato delle Autonomie.
Le nostre comunità esprimono valori quali laboriosità, solidarietà, volontariato, capacità di iniziativa, attaccamento alla piccola proprietà e cultura del risparmio, libertà e autonomia, che hanno radici popolari e sono un patrimonio del Paese. Sono sicuro che Matteo Renzi, cui non mancano coraggio, realismo ed intelligenza, saprà farne tesoro.
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