Parigi, 4 giu. (Apcom) – L`Italia sale sul podio degli
investimenti esteri in Francia collocandosi al terzo posto alle
spalle di Stati Uniti e Germania. A fine 2008 la quota delle
imprese tricolori installate al di là delle Alpi ha raggiunto la
soglia delle 1.500 secondo i dati elaborati dall`Afii, l`Agenzia
Francese per gli Investimenti Internazionali. “L`anno scorso
abbiamo registrato l`arrivo di cinquantadue nuove imprese
italiane nel nostro Paese – dichiara in esclusiva ad Apcom
l`Ambasciatore David Appia, Presidente dell`AFII – in pratica
ogni settimana un`azienda italiana ha deciso di oltrepassare le
Alpi e questo per noi è un dato molto importante”.
In effetti anche in tempi di crisi il numero di aziende del
Belpaese che si orientano verso la Francia non è diminuito
eccessivamente. “Ci fa molto piacere che delle imprese straniere
decidano di investire nel nostro mercato – sottolinea Appia –
perché questo significa che vengono mantenuti dei siti produttivi
e dei posti di lavoro. Alla fine dello scorso anno erano circa
2,5 milioni i dipendenti di aziende non francesi”. Per il
presidente dell`Afii la tipologia di impresa italiana che sceglie
di aprire una propria filiale in Francia è rappresentato spesso
“da PMI molto performanti e agili sui mercati che, in molti casi,
hanno acquisito aziende già esistenti”.
Ma cos`è che attrae gli imprenditori in Francia? Secondo
l`Ambasciatore Appia “ci sono vari motivi combinati. Il primo è
il trattamento fiscale che è stato semplificato e, in
particolare, il meccanismo del credito d`imposta per la ricerca
che permette di stornare il 50% dei costi di ricerca e sviluppo
per il primo anno, il 40% per il secondo, il 30% per il terzo e
via di seguito”. Per il numero 1 dell`Afii ci sono però anche
degli elementi strutturali. “Il costo dell`energia è inferiore a
quello di altri Paesi – spiega Appia – inoltre gli imprenditori
che vengono in Francia possono contare su una rete di
infrastrutture moderne nel cuore dell`Europa, su una manodopera
di qualità e su di una politica di sostegno all`innovazione
condotta dal governo”.
Le esperienze delle imprese italiane che hanno attivato sedi
in Francia sono piuttosto positive. Per passare al di là delle
Alpi gli imprenditori italiani devono però essere pronti a
misurarsi con regole di funzionamento del mercato e con delle
amministrazioni, più rigide di quelle del Belpaese. Questo però
permette anche di avere maggiori certezze come ad esempio quando
si parla di pagamenti.
“Quando viene stabilito l’importo di una commessa si può
essere certi che il cliente effettuerà il pagamento nei termini
previsti, non come accade spesso in Italia” dice ad Apcom Danilo
Ottaviani, direttore di System Group France, la cui casa madre ha
sede in provincia di Pesaro-Urbino e che in cinque anni di
presenza transalpina è diventato il numero uno in Francia per la
produzione di tubi corrugati in plastica con un fatturato 2008 di
30 milioni di euro. Altro elemento positivo che attira gli
imprenditori italiani in Francia è rappresentato dal costo
dell`energia più basso che nel nostro Paese. “Per fabbricare
18mila tonnellate di tubi – spiega Ottaviani – spendiamo dai 440
ai 500 mila euro. Per la stessa produzione in Italia, spenderemmo
quasi il doppio, da 950 a 980 mila euro”.
La Francia offre molte opportunità come riferisce ad Apcom
Giuseppe Tripiciano, Direttore Generale Aggiunto di Gewiss
France, azienda con sede nel bergamasco, uno dei leader
internazionali nella produzione di sistemi e componenti di
installazioni elettriche di bassa tensione (dalle apparecchiature
per la domotica agli interruttori automatici di sicurezza, dai
sistemi di quadri e centralini alle connessioni industriali,
dalle canalizzazioni agli apparecchi d’illuminazione, ndr.), con
un fatturato 2008 di gruppo di 358 milioni di euro. “Nel nostro
settore d’attività,
quando un’azienda decide di investire in
Europa – conferma Tripiciano – la Francia è uno dei Paesi in cui
bisogna assolutamente essere presenti”, questo anche se è ovvio
che non sempre si può trovare la strada spianata per il proprio
business. “Credo che si debba essere pronti ad affrontare
l’eventuale pressione di lobbing nazionali – dice Tripiciano –
che chiaramente non apprezzano l’arrivo di concorrenti stranieri.
Però è importante sottolineare che a livello normativo ci sono
regole che valgono per tutte le aziende, francesi e non. Inoltre
si può contare su una pubblica amministrazione che funziona”.
A volte l`essere un impresa italiana “paga un po` la propria
origine” secondo il responsabile di System Group France. “A volte
bisogna fare i conti con una certa nomea negativa che si associa
all`Italia – dice Ottaviani – per questo è importante far parlare
il lavoro svolto per ottenere la fiducia dei propri clienti.
Inoltre credo che sia importante poter contare sulla presenza di
dipendenti francesi soprattutto in certi posti chiave come la
direzione prodotto o quella commerciale”.
Dal punto di vista delle imprese italiane in Francia, anche al di
là delle Alpi la fine della crisi sarà più probabile nel 2010
anche se qualcosa potrebbe iniziare a muoversi già con l`estate.
“A cominciare dal prossimo giugno dovrebbero riprendere alcuni
progetti in cui sono impegnati certi nostri clienti – spiega
Ottaviani – nei mesi estivi prevediamo una lieve ripresa degli
ordini perché, per cinque mesi i clienti non hanno praticamente
fatto acquisti quindi stanno esaurendo le proprie scorte, come
conferma peraltro l`aumento del numero di preventivi che ci
vengono richiesti”.
La crisi non impedisce inoltre di continuare a fare progetti
per il futuro come confermano i due rappresentanti delle imprese
italiane. “Gewiss ha sempre puntato molto sulla ricerca e
sviluppo – dice Tripiciano – recentemente abbiamo lanciato una
nuova linea di prodotti per la domotica, che è destinata a
diventare un ambito di sviluppo per i prossimi anni. La crisi va
sempre presa come un’opportunità”.
Anche per il responsabile di System Group France ci sono molti
progetti pronti a partire come “la creazione di nuove linee di
produzione”.
Gsm
MAZ
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