Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre di Youssef, due delle vittime della strage di Erba dell’11 dicembre 2006, racconta in un memoriale scritto per il periodico "Visto" come trascorreva le giornate dopo il massacro, quando passava da una discoteca all’altra: «Non ero più me stesso» si legge in un’anticipazione. ««Ero stato travolto da un macigno, ero finito in pezzi. Non riuscivo più a ragionare, a capire la differenza tra il bene e il male.
Mi lasciavo trascinare dalle onde, perché non avevo più forza. Ero vivo, ma dentro morto. Avrei potuto suicidarmi, perché questo mondo, senza Youssef e Raffaella, non mi piaceva più, mi era diventato estraneo. E invece ho cercato di stordirmi con notti brave fatte di tanto alcol e tanta droga».
«Mi hanno dipinto come un uomo senz’anima – prosegue -, che non è capace di piangere, che si è consolato in fretta per la morte della moglie e della figlia. Ma io mi sento come un ergastolano, condannato a soffrire per sempre. Colpevole di essere vivo, mentre le persone che amavo di più sono morte».
Azouz, uscito di prigione il 30 dicembre 2008 dopo aver scontato 13 mesi di prigione per spaccio di stupefacenti, ha rilasciato il suo memoriale, in due puntate in edicola dal 10 gennaio. Per la strage sono stati condannati in primo grado Olindo Romano e la moglie Rosa Bazzi. Azouz spiega di non avere pietà per gli ex vicini di casa: «Dieci o quindici anni di galera dura, perché soffrano e abbiano paura dell’esecuzione, e poi la sedia elettrica: questa, secondo me, sarebbe stata la pena più giusta». E critica il suocero Carlo Castagna, padre della moglie Raffaella, per avere avuto parole di pietà e perdono per Rosa e Olindo: «Ha perdonato quei due assassini», scrive il tunisino, «ma non me: non solo per i miei errori, ma soprattutto perché sono un extracomunitario. Per lui questa è una colpa: non avrei dovuto fargli il dispetto di sposare sua figlia».
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