Ha voluto divulgarla la passione per la vela Tiziano Nava. Mai il pensiero lo ha sfiorato di racchiuderla in una seppur ricca bacheca per ammirare trofei o coppe. E ce ne sono tanti con i due campionati del mondo del 1979 e del 1981 a luccicare più degli altri, accanto alla gemma preziosa dell’indimenticabile esperienza con Azzurra, la barca che appassionò nel 1983 un’intera nazione.
Proprio la faticosa, ma esaltante vita su quella barca, hanno convinto Nava ad aprire una scuola di vela a Laveno, dove è nato e risiede. E per chi nelle narici respira l’aria lacustre appena mette piede al mondo diventa «naturale che si vada in barca e si abbia dentro la passione per la vela», confessa. «Ho cominciato quando ero in prima media, a undici anni, e non ho ancora finito».
Il fuoco per uno sport che l’acqua ha alimentato, capace di unire due volte mare e cielo con i colori dell’iride, talmente intensi da «essere scelto nel 1982 per la selezione dell’equipaggio di Azzurra». Una cinquantina al via e solo «venti vennero scelti», tra loro anche il lavenese e con un ruolo strategico. Se Cino Ricci era lo skipper, Mauro Pelaschier il timoniere, Tiziano Nava è stato «il tattico, colui che studia la strategia per la gara,
le rotte, valutando il vento, le correnti ed anche le mosse degli avversari nonché la direzione della barca per arrivare in boa e all’arrivo». Le perfomances di quella barca appassionarono gli italiani con un tifo quasi calcistico e «probabilmente in quell’anno (1983) non vi erano avvenimenti sportivi rilevanti in estate e Azzurra arrivava l’anno successivo ai mondiali vinti in Spagna con la gente che era scesa in piazza. Non trascurerei poi l’appeal del nome che richiamava un po’ la Nazionale di calcio. Ed è probabile che l’interesse si arrivato anche sulla spinta mediatica. La partecipazione di Azzurra alla Louis Vuitton Cup, che devi vincere per poi partecipare alla Coppa America e sfidare i vincitori, era sta finanziata da una decina di belle aziende con in testa l’avvocato Agnelli e quindi vi era anche dell’interesse delle stesse aziende che se ne parlasse».
Una barca che comunque non riuscì a vincere le qualificazioni, «ma che segnò un punto di svolta dello sport della vela in Italia con il passaggio da uno sport che era stato affrontato finora in maniera dilettantistica, nel senso positivo del termine, ad uno sport che si poteva vedere sotto la luce del professionismo. Quell’esperienza fu un momento storico, una pietra miliare anche se non vincemmo la Louis Vuitton, cosa che fecero dopo Azzurra il Moro di Venezia nel ’92 e anche Luna Rossa andando a sfidare i primi gli americani e la seconda i neozelandesi, perdendo entrambi contro coloro che erano detentori della coppa America».
E Luna Rossa «parteciperà alla prossima edizione della Coppa America», dopo sette anni di assenza dal campo di regata. La rotta è stata segnata però più di trent’anni fa con a bordo chi sapeva come muoversi sul mare, ma anche annusare dove il vento avrebbe portato lo sport della vela.