VENEGONO SUPERIORE Morire a due anni. È una tragedia assurda quella che ha colpito una famiglia di Venegono Superiore, che nella notte tra giovedì e venerdì 19 dicembre si è vista strappare dalla vita l’ultimo nato. Il piccolo doveva ancora spegnere le sue prime tre candeline. Il dramma si è abbattuto senza preavviso. È stato il papà, in piena notte, ad accorgersi che qualcosa non andava. Immediata la richiesta d’aiuto: verso le 3 gli operatori del 118 di Tradate sono intervenuti sul posto con un’ambulanza mentre da Varese è sopraggiunta un’automedica.
I soccorritori entrati nell’abitazione si sono trovati davanti a una scena straziante: il bimbo era steso sul tavolo e il padre, per rianimarlo, gli stava praticando un massaggio cardiaco. Sono stati attimi di concitazione: con una telefonata i sanitari hanno avvertito del loro imminente arrivo il personale del pronto soccorso dell’ospedale di Tradate. Il reparto, per assistere il bambino, aveva messo a disposizione un’equipe di anestesisti e cardiologi. Ma non è servito a salvare il piccolo: era in arresto cardiocircolatorio, per lui non c’è stato nulla da fare. I paramedici hanno prestato tutte le operazioni di soccorso per rianimare il piccolo, ma non sono nemmeno riusciti a intubarlo. Probabilmente era deceduto già prima dell’arrivo dell’ambulanza e il suo corpicino era ormai privo di vita.
Il bimbo è stato comunque trasportato al pronto soccorso, dove è arrivato verso le 4.15. Qui i medici non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. Una morte inspiegabile, la cui crudezza ha colpito al cuore anche gli operatori del 118. Sconvolti e con le lacrime agli occhi, è stato difficile per loro, per professione abituati alle disgrazie, redigere il verbale. Solo l’esito dell’autopsia, disposta dall’autorità giudiziaria, potrà stabilire con certezza la causa del decesso. Prematuro azzardare qualunque teoria, anche se l’ipotesi della meningite sembrerebbe poter essere esclusa. L’Asl non ha infatti attivato nessuna procedura di profilassi per le persone venute a contatto diretto con il bambino. Stando al racconto di alcune mamme vicine alla famiglia, la salute del piccolo, nei giorni scorsi, non aveva fornito motivi di preoccupazione.
Un bambino sano e vivace, che scorrazzava a giocare con i due fratelli. Forse, giovedì, un campanello d’allarme: il bimbo piangeva senza motivo, era insofferente. La madre lo aveva subito portato dal pediatra, la cui visita però non aveva rilevato nulla di anomalo nelle sue condizioni. Nemmeno una linea di febbre, tanto che il medico non gli avrebbe prescritto nessuna medicina. Poi, nella notte, il dramma più feroce che una famiglia possa sopportare. Il bimbo non respirava più. Un piccolo angelo rubato alla vita.
Alessandra Maffiolini
© riproduzione riservata