Istanbul, 5 ott. (Apcom) – Non è vero che il costo dei conti correnti bancari in Italia è il più alto d’Europa. L’Associazione bancaria italiana contesta la metodologia di uno studio sul costo di tali strumenti presentato lo scorso 22 settembre dalla Commissaria Ue agli affari dei consumatori Megleva Kuneva, che aveva quantificato il costo medio annuo di un conto corrente bancario italiano a 250 euro, ai vertici della graduatoria continentale.
Stime fuorvianti che non tengono conto delle tipicità nazionali presenti dal lato della domanda e conseguentemente dell’offerta dei servizi finanziari, è la tesi dell’Abi, il cui presidente, Corrado Faissola, nei giorni scorsi ha scritto alla commissaria Kuneva. Ribadendo i contenuti critici di una precedente lettera inviata alla Kuneva dalla Federazione bancaria europea e proponendo una metodologia di calcolo alternativa “che mette in luce alcuni elementi che, se fossero stati consultati, avrebbero reso un utile contributo a migliorare la ricerca e a evitare di fuorviare l’opinione pubblica”.
Utilizzando i parametri impegati dall’Abi il costo medio di un conto corrente italiano risulterebbe addirittura più che dimezzato rispetto allo studio commissionato dall’Ue e pari a 107 euro. Il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, presente a Istanbul ai lavori dell’assemblea annuale del Fondo Monetario Internazionale spiega così lo spirito dell’iniziativa. “Noi dopo la pubblicazione della lettera della Federazione bancaria europea, abbiamo ritenuto necessario precisare alcuni aspetti importanti che sono stati completamente trascurati dallo studio rispetto alla situazione specifica del mercato italiano. Secondo i nostri calcoli un conto corrente in media in Italia costa 107 euro all’anno mentre la Banca d’Italia lo aveva calcolato attorno ai 114”.
Tra i fattori di criticità trascurati dallo studio pubblicato dalla Commissione, che era stato elaborato dalla società di consulenza Van Dijk Management, e inclusi invece in quello dell’Abi c’è ad esempio l’uso dello scoperto di conto corrente, che in Italia viene privilegiato rispetto a strumenti alternativi più diffusi nel resto d’Europa come il credito al consumo. Ma rilievi critici vengono formulati dagli uffici dell’Abi anche sulle tipologie di tariffazione, la classificazione dei prodotti e il calcolo del prezzo per i cosiddetti prodotti a pacchetto, molto diffusi in Italia.
Ma c’è un altro elemento che l’Associazione bancaria italiana contesta. “Noi – spiega ancora Sabatini – veniamo accusati di essere scarsamente trasparenti senza che vengano tenute in considerazione le nuove normative sulla trasparenza della Banca d’Italia. Per non parlare dello sforzo fatto dall’Abi, ad esempio con Patti chiari, che mette a disposizione su internet un motore di ricerca che permette di consultare online in tempo reale il costo di circa 700 prodotti differenti di conto corrente per individuare quello rispetto alla modalità di utilizzo è il più conveniente per il consumatore. La cosa, tra l’altro, appare ancor più grave perchè la Kuneva non considera questa caratteristica del mercato italiano quando poi nel suo rapporto raccomanda proprio di mettere sui siti delle banche meccanismi che consentano di fare il confronto tra differenti prototti”.
BOL
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