Banche/ Commissione Ue propone fondo per risoluzione insolvenze


Bruxelles, 26 mag. (Apcom)
– La Commissione europea ha approvato oggi a Bruxelles, su iniziativa del commissario al Mercato interno e servizi finanziari, Michel Barnier, una ‘comunicazione’ in cui si propone di creare una rete Ue di fondi, a carico degli istituti finanziari e gestiti a livello nazionale, per le misure di risoluzione delle insolvenze bancarie.

Durante una conferenza stampa, Barnier ha spiegato che obiettivo della proposta, che sarà presentata formalmente con i dettagli operativi nell’ottobre 2010, è quello di garantire che in futuro i fallimenti di banche non destabilizzino l’intero sistema finanziario, e che non avvengano a spese del contribuente, chiamato in prima linea a finanziarne il salvataggio, come è successo nella recente crisi.

Dopo averne discusso al prossimo Consiglio europeo il 17 giugno, la Commissione europea presenterà queste idee al G-20 di Toronto il 26 e 27 giugno prossimi. Secondo la commissione, gli Stati membri dovrebbero istituire, nel rispetto di regole comuni, dei fondi ai quali le banche siano tenute a contribuire. I fondi non verrebbero utilizzati per il salvataggio di banche ma solo per garantire che il loro eventuale fallimento venga gestito in modo ordinato e non destabilizzi il sistema finanziario.

“Non è accettabile – ha spiegato Barnier – che i contribuenti continuino a sopportare i pesanti costi dei salvataggi di banche e che siano in prima linea in questi casi. Io credo nel principio ‘chi inquina paga’ e quindi dobbiamo costruire un sistema che garantisca che in futuro sia il settore finanziario a pagare il costo delle crisi bancarie. Credo in quest’ottica che si debba chiedere alle banche di alimentare un fondo finalizzato a gestire i fallimenti di banche, a proteggere la stabilità finanziaria e a limitare il contagio; non deve trattarsi però – ha avvertito il commissario – di un fondo di salvataggio”, ma piuttosto di uno strumento “di prevenzione e di previdenza”, perché “prevenire è sempre meno costoso che curare”.

(Segue)

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