«Per fare le cose bene ci vogliono le risorse: ci vuole il credito per far partire un’idea e ce ne vuole per migliorarne un’altra». Ne è fortemente convinto Giorgio Merletti, presidente nazionale di Confartigianato Imprese, che ieri è intervenuto alla tavola rotonda organizzata dall’Università Bocconi a Milano per parlare di Pmi e banche.
La crisi ha fatto selezione in questi anni, ha sottolineato il giornalista Dario Di Vico, e la selezione ancora non è finita: ci sono imprese forti, ci sono imprese che ancora investono e che ogni anno migliorano le loro performance.
Ma non dimentichiamo che dall’inizio della crisi ad oggi il 16% delle piccole e medie imprese ha smesso di lavorare. Parliamo di oltre 8.800 aziende. E a questi numeri dobbiamo aggiungere il fatto che in questi anni molte delle aziende che hanno resistito si sono ritrovate in difficoltà finanziarie e con minor capacità di ripagare i debiti.
Soprattutto, le imprese hanno tagliato gli investimenti per cercare di ridurre i loro debiti. E di certo questa non può essere la strada per allontanare la crisi e affrontare le nuove sfide.
Come uscire allora dallo stallo? «Serve una visione prospettica, una visione d’insieme» come è emerso dal dibattito tra esponenti del mondo imprenditoriale, bancario e universitario.
«Una visione che aiuti le banche a fare sempre meglio le banche, e gli imprenditori a fare sempre meglio gli imprenditori». Banche e imprese devono parlarsi, «devono con-correre, muoversi insieme, capirsi», ha aggiunto Merletti.
Oggi le banche si trovano a finanziare il circolante: perché non ci sono investimenti, progetti. «C’è anche un problema di governance delle imprese – hanno sottolineato ieri gli esponenti del mondo bancario – le aziende sono sottocapitalizzate e soprattutto le piccole imprese sono troppo legate ai vincoli familiari: servirebbero manager slegati da rapporti di famiglia».
Le imprese devono innovarsi e le banche devono avere una maggior visione sul domani per riuscire a valorizzare tutti gli aspetti del fare impresa.
«Le banche non capiscono le imprese, è vero, ma anche le imprese hanno fatto poco per farsi capire dalle banche», ha aggiunto Merletti.
Alle imprese serve credito, alle banche progetti, numeri solidi: «Non si tratta di fare la questua, perché gli imprenditori non chiedono favori ma solo ciò che serve per poter andare avanti. Ma se da un lato i problemi devono essere rimarcati, dall’altro dobbiamo costruire senza sottrarci alle nostre rispettive responsabilità – ha aggiunto il leader di Confartigianato Imprese – Cerchiamo di allontanarci da quanto leggiamo o sentiamo tutti giorni, piuttosto cerchiamo di capire come riavvicinare le esigenze delle imprese a quelle delle banche».
«Gli istituti di credito sono un pezzo dell’economia e si muovono secondo le regole di quel mercato che gli imprenditori conoscono bene – ha concluso Merletti – è questo il terreno comune sul quale muoverci».
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